Giacomo Marchetti – Rete dei Comunisti
Il campeggio politico “Sierra Maestra” dell’Opposizione Studentesca d’Alternativa insieme a Cambiare Rotta – Organizzazione Comunista giovanile, svoltosi da giovedì alla domenica della settimana scorsa è stata una vera e propria “boccata d’ossigeno” per il movimento comunista nel nostro Paese.
Più di 250 compagni e compagne hanno animato 4 giorni di discussione politica intensa nei vari tavoli di lavoro ed in iniziative pubbliche plenarie, momenti di socialità legati allo sport, proiezioni video, e naturalmente di festa.
Il tutto poco distanti dal mare, immersi nella pineta grossetana.
Purtroppo l’agenda degli appuntamenti ha subito una variazione a causa dell’improvvisa morte di Roberto Sassi, storico compagno dell’antagonismo bolognese, veterano militante prima della RdB e poi della USB, nonché uno dei compagni che ha partecipato alla costruzione della Rete dei Comunisti, conosciuto e apprezzato dai compagni e dalle compagne più giovani per le sue rigorose formazioni teoriche e per la sua immensa umanità.
I compagni e le compagne l’hanno omaggiato giovedì sera con un corteo notturno verso la spiaggia, ed un saluto attorno ad un fuoco con diversi interventi e brani che testimoniavano il periodo di passione politica che ha attraversato sin dall’adolescenza nel “movimento del ’77″.
Al centro della 4 giorni ci sono stati i tavoli di lavoro sia di OSA che di CR che hanno fatto un bilancio dell’ottimo lavoro svolto quest’anno.
La numerosa presenza al campeggio ne è una testimonianza in ogni suo aspetto, specie nell’attenzione e nella disciplina nel seguirne i lavori nonostante il caldo torrido e il forte impegno profuso almeno da un anno a questa parte; così come nel moltiplicarsi di momenti di confronto più “informali” a latere tra le tende, i tavoli del bar o sulla spiaggia, talvolta fino a notte fonda.
Da una formazione sulla questione sulla repressione che sempre più si abbatte sui giovani e le giovani attiviste nel pomeriggio di giovedì, a due importanti momenti di confronto con con Comitato No Base Coltano e con End Fossi (entrambe nella giornata di domenica), dall’iniziativa con la RdC sulle esperienze storiche del movimento comunista nei diversi contesti politici e geografici, agli importanti saluti ed interventi del Movimento di Lotta per la Casa di Roma, e della Federazione livornese della USB, l’agenda dei 4 giorni è stata piuttosto fitta.
Nonostante l’assenza di una parabola ascendente del conflitto sociale nel nostro Paese anche in ambito studentesco e universitario, i numeri del campeggio sono quasi raddoppiati rispetto all’anno precedente, primo esperimento di questo tipo di iniziativa estiva.
Un ottimo segnale per un appuntamento di cerniera tra questo anno politico e la proiezione del prossimo autunno, di cui è oggettivamente impossibile fare la sintesi.
OSA, che svolge la sua attività nelle scuole medie-superiori, ha operato in un contesto caratterizzato dalla “passività della classe e assenza di conflitto per quanto riguarda gli studenti”, come riporta uno dei documenti preparatori del Campeggio.
I due punti su cui si sono concentrati i compagni e le compagne, articolando due distinti tavoli di lavoro di cui è stata restituita una sintesi nella plenaria di domenica sera sono stati: 1) “Intervento di massa nelle scuole in assenza di conflitto” e 2) “Rompere la scuola-gabbia per una Nuova Scuola Pubblica”.
Cioè: come agire in questo contesto, con quali strumenti operare, e quale proposta strategica fa l’OSA per un superamento dell’attuale assetto scolastico per un nuovo modello di scuola e di società.
Sul primo punto sono emersi chiaramente il ruolo della rappresentanza studentesca e del tesseramento. L’uno per diventare punto di riferimento riconosciuto con modalità d’azione differenti rispetto a chi l’ha fino ad ora, monopolizzandolo, in mancanza di un’alternativa; l’altro come strumento di sedimentazione organizzativa dentro quel magma più o meno evanescente che è l’attivismo studentesco in tenera età nel clima generale di letargia sociale e dissoluzione dei corpi intermedi.
Per ciò che è “Intervento di massa nelle scuole in assenza di conflitto” sono state elaborate linee guida sul metodo e sulle pratiche, che vanno a rafforzare la spinta di OSA che l’ha vista co-protagonista – tra l’altro – di mobilitazioni legate a due mobilitazioni nazionali.
Una del sindacalismo conflittuale tutto, come la manifestazione romana del 3 dicembre, successiva allo sciopero del 2; le mobilitazioni locali in occasione dello sciopero generale di USB del 26 maggio; e non ultima, ma non meno importante, quella del 24 giugno a Roma, prima tappa della costruzione di un’opposizione politico-sociale al governo Meloni.
Dal tavolo di lavoro su questo primo punto emerge: “Ragionando sulle possibili sperimentazioni, la rappresentanza ha assunto un ruolo fondamentale come mezzo per costruire un terreno di crescita militante, di apertura di nuovi spazi di conflitto politico e di riconoscibilità diretta e di massa degli studenti in termini di aggregazione e mobilitazione” e sono state discusse molteplici forme di attività che possono essere messe in campo, anche in assenza di conflitto.
L’altro punto cardine è quello della sedimentazione organizzativa per cui: “lo strumento del tesseramento è stato discusso come strumento di ufficializzazione e di adesione al progetto politico dell’organizzazione, riproponendolo quindi in chiave di serietà, tramite prezzo simbolico e ponendosi quindi come obiettivo il rafforzamento dei legami politici organizzativi con i compagni, sia qualitativamente che quantitativamente”.
Un assunzione di responsabilità – rappresentanza e tesseramento – che verrà impegnati i compagni e le compagne di OSA.
Il secondo tavolo di lavoro è stato quello su “Rompere la scuola-gabbia per una Nuova Scuola Pubblica” che racchiude in sé la pars destruens relativa alla scola-gabbia come paradigma interpretativo dell’attuale istituzione scolastica e la pars construens del progetto strategico, che rompe con il senso comune di una “sinistra” politica e sindacale che ripete pedissequamente delle formule vuote su una scuola pubblica ormai privata di ogni contenuto positivo.
Una tappa di discussione che ha avuto un importante precedente nel Convegno a Roma del 2 aprile di OSA ed RdC, con numerosi interventi di USB scuola ed un importante seminario formativo con diversi ospiti del mondo accademico, sindacale e intellettuale militante.
Costruire un nuovo modello di scuola in un nuovo modello di società, questa è la sfida aperta per i comunisti nel nostro Paese.
Nel tavolo di lavoro c’è stato un excursus delle riforme neo-liberiste delle scuole, una sintesi del convegno del 2 aprile, e sono stati affrontati alcuni nodi centrali come la guerra e l’alternanza scuola/lavoro.
“L’attuale modello scolastico cristallizza le disuguaglianze sociali, culturali e geografiche: sembra infatti impossibile superare la correlazione tra la provenienza socio-economica e culturale degli studenti e i loro esiti scolastici, con la presenza anche di gravi diseguaglianze territoriali tra Nord e Sud”, si legge nel documento di introduzione al tavolo.
“Ci danno dimostrazione di questo proprio i risultati delle prove Invalsi, che indicano una mancata abilità di comprensione testuale in circa 4 studenti su 10. In una crisi educativa così avanzata, le forze di sinistra politiche, sindacali e le loro costole studentesche, continuano a difendere un modello di scuola tradizionale oramai impossibile da recuperare, considerando ancora valida la preparazione culturale data dalla scuola pubblica, laddove lascia inconsapevoli e passivi gran parte degli studenti indirizzandoli soltanto al ruolo di classe e alla passività sociale”, viene riportato nella sintesi del tavolo.
Le varie “contro-riforme” scolastiche che hanno caratterizzato il nostro Paese partono dalla regia della UE, che ha riadattato il mondo della formazione alle esigenze immediate di profitto del nuovo ciclo di accumulazione post-fordista, con la fine del mondo bipolare con gli effetti disastrosi dal punto di vista didattico, drammatici dal punto di vista del disagio psichico e tragici per le morti degli studenti in PCTO (il “nuovo nome” della famigerata alternanza scuola-lavoro).
La scuola come campo di battaglia irrinunciabile dello scontro di classe e per la costruzione di un’alternativa a tutto tondo delle barbarie del presente, in cui occorre superare l’orizzonte asfittico della difesa della “scuola della Costituzione”, perché abbiamo già irrimediabilmente assistito alla fine dell’”ascensore sociale” e del fine più alto dell’educazione.
“È evidente quindi che l’istruzione non ha più alcuna funzione di avanzamento culturale né sociale, e che la conoscenza sia ridotta al necessario e al mercificatile”, riporta il tavolo di Lavoro.
Occorre per questo un recupero – contestualizzato – del concetto di “scuola unitaria” di Gramsci, ed in generale della sintesi tra lavoro manuale ed intellettuale adatto al livello di sviluppo attuale delle forze produttive.
Passiamo ora a Cambiare Rotta.
CR, da quanto riporta Tavolo di Lavoro, si pone l’obbiettivo di “affinare la proposta politica, essere in grado di organizzare il conflitto ed essere punto di riferimento ed orientamento delle lotte nelle università”.
“Rappresentanza universitaria e la proposta di lavoro sulla rivendicazione del reddito studentesco” sono i punti cardini nell’intervento di massa, insieme alla campagne sulle eco-resistenze, la lotta antimilitarista e la questione meridionale, che sono stati ambiti di lavoro sperimentali in cui si stanno affinando l’analisi, e da cui sono scaturite importanti ipotesi di iniziative per l’autunno.
Nodi strategici con cui i compagni e le compagne si stanno “misurando sul pezzo” dal punto di vista della sfida analitica e del fiorire delle iniziative a riguardo.
“Rappresentanza universitaria e la proposta di lavoro sulla rivendicazione del reddito studentesco” servono a costruire un rapporto con il corpo studentesco, sia in momenti di lotta – divenendone megafono -, che di stasi, mettendo a frutto le precedenti esperienze maturate sul campo in diverse città dov’è presente Cambiare Rotta.
Come emerso, la rivendicazione di un reddito studentesco è concepita come una “forma di welfare universitario per gli studenti delle fasce popolari, pagato dalle aziende private che traggono profitto dalla filiera formativa”.
Un preciso indirizzo di classe per le fasce a cui il diritto allo studio non viene di fatto riconosciuto, ed una indicazione del ‘nemico di classe’ da cui prelevare parte degli introiti di cui gode grazie all’“aziendalizzazione” dell’università.
CR, oltre all’attività contro la guerra, al fianco delle resistenze ambientali per una reale transizione ecologica, e la rimessa al centro la questione meridionale da un punto di vista marxista, intende costruire momenti con quei settori che pagano maggiormente il peso della crisi, come già fatto rispetto per esempio con il diritto all’abitare e i momenti di lotta del sindacalismo conflittuale di USB.
Alla fine di queste lunghe ed intense giornate, si ha la forte percezione che la strada tracciata sia proprio quella giusta.