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Per la continuità dell’iniziativa politica internazionalista
Rete Dei Comunisti – Cambiare Rotta (Organizzazione Giovanile Comunista) – Opposizione Studentesca d’Alternativa (OSA)
Una circolare di Pubblica sicurezza inviata ai questori sul territorio dispone, per questo fine settimana, il rinvio delle manifestazioni in solidarietà con la Palestina.
“Il 27 gennaio p.v.” recita la circolare “come noto, ricorre la ‘Giornata della Memoria’, in occasione della quale si svolgeranno, in ossequio all’art.2 della Legge 20 luglio 2000 n.211, iniziative, cerimonie, incontri in ricordo delle vittime dell’Olocausto e di coloro che a rischio della vita si sono opposti al progetto di persecuzione e sterminio. Per la stessa data” sottolinea la circolare “in alcune province sono state preavvisate, in relazione al conflitto in atto in Medio Oriente, iniziative a favore della causa palestinese ed è probabile che ulteriori manifestazioni con analoghe finalità possano essere organizzate sul territorio nazionale per il medesimo giorno”.
Le manifestazioni di cui parla la circolare sono quelle che da mesi si tengono in tutto il mondo per condannare la rappresaglia israeliana e la punizione collettiva dopo l’operazione Diluvio di-Al Aqsa del 7 ottobre, e promuovere il cessate il fuoco che porti alla fine del genocidio palestinese da parte israeliana.
Queste mobilitazioni, iniziative ed azioni dirette in alcuni paesi, tra cui gli Stati Uniti vedono il protagonismo di una parte importante della comunità ebraica.
Una parte importante dell’opinione pubblica mondiale, a cominciare da quella dei Paesi i cui governi sono complici di Israele nel massacro che viene perpetrato a Gaza ed in Cisgiordania, continua ad esprimersi in maniera netta, affiancata da una serie di Stati che hanno appoggiato l’azione politico-legale del governo Sud Africano alla Corte di Giustizia Internazionale Internazionale all’Aja per impedire quello che, a ragione, i legali sud-africani giudicano essere – sia dal punto di vista della volontà soggettiva dell’establishment politico-militare israeliano che degli inoppugnabili dati oggettivi – un vero e proprio genocidio.
Questo inchioderebbe teoricamente la comunità internazionale dell’ONU a prevenire che ciò avvenga prendendo tutta una serie di misure adeguate dall’embargo di armi, alle sanzioni, all’isolamento diplomatico.
Le mobilitazioni popolari, a cui è affiancata una efficacia campagna di boicottaggio a livello planetario contro Israele, difatti riprendono lo “spirito” di quelle campagne politiche che contribuirono alla caduta dell’apartheid in Sud Africa, isolando ai tempi il regime segregazionista di Pretoria sostenuto, allora, a spada tratta di fatto solo da Israele e da Taiwan.
In questo contesto, con un pretesto – apparentemente su input delle comunità ebraiche di Milano e Roma ma chiaramente su Diktat di Tel Aviv – , si vuole impedirne lo svolgimento proprio il giorno successivo in cui si sono espressi i 17 giudici della Corte di Giustizia Internazionale delle Nazioni Unite all’Aja sulle misure transitorie rispetto al genocidio che si sta perpetrando.
La Corte ha respinto la richiesta d’archiviazione di parte israeliana, e fortemente sostenuta dagli Stati Uniti, ed anche se ci vorranno anni affinché venga emesso un giudizio legale sull’operato di Israele è stato riconosciuto il diritto dei palestinesi a essere protetti da atti di genocidio.
La Corte decide anche che Israele dovrà tornare tra un mese per riferire su ciò che sta facendo per mantenere l’ordine di adottare tutte le misure in suo potere per prevenire atti di genocidio a Gaza,: è una sentenza che crea obblighi legali internazionali per Israele.
Tornando alla direttiva del Ministero dell’Interno, questa, con un mix di creatività e pignoleria burocratica recita, rispetto alle mobilitazioni: “se svolte in concomitanza con la predetta ricorrenza, potrebbero assumere connotazioni lesive, sotto l’aspetto formale organizzativo e contenutistico, del valore nazionale che la Repubblica italiana ha attribuito con la citata legge allo spirito commemorativo delle leggi razziali (…)”.
La circolare termina dicendo che “all’attuale contesto conflittuale internazionale, il sorgere di tensioni con il conseguente rischio di effetti negativi sulla tenuta dell’ordine pubblico e sociale”.
Così mentre il coinvolgimento del nostro paese nella tendenza alla guerra su vari fronti – con il voto in Parlamento di questa settimana sulle forniture di armi al regime di Kiev e la sua annunciata partecipazione alla missione militare Aspide della UE in Mar Rosso contro i ribelli Houthi – , si vuole criminalizzare preventivamente il dissenso alle scelte politiche governative, iniziando dalle mobilitazioni che ne mettono in luce la propria complicità con il genocidio che viene perpetrato nei confronti dei palestinesi, con un pericolosissimo precedente a cui si stanno piegando le amministrazioni locali del centro-sinistra come a Milano, o a Roma.
Perché di genocidio si tratta, come i vari “olocausti” che si sono consumati nell’età d’oro del colonialismo a cominciare da quello europeo contro i popoli amerindi, quello perpetrato dal giovane Stato Turco contro gli armeni e quello di nazi-fascisti (e dei loro alleati) nei confronti anche del popolo ebraico.
L’Italia, su pressione di Tel Aviv, si allinea agli iniziali tentativi naufragati da parte di Francia, Gran Bretagna e Germania di impedire che una marea umana si esprimesse in solidarietà con la Palestina isolando il governo israeliano.
Denunciamo politicamente questo gravissimo atto da parte del governo italiano che mina i già risicati margini di agibilità politica democratica in questo paese e che è la conseguenza “sul fronte interno” di uno scellerato avventurismo bellico.
Chiamiamo alla vigilanza tutti coloro che in questi mesi sono scesi in piazza a sostegno della Palestina e contro il massacro sionista in atto, per continuare con maggiore determinazione e lucidità questieiniziative internazionaliste a cui abbiamo contribuito, e a cui continueremo, a contribuire.
Venerdì 26 gennaio 2024