Capitolo 4 di: Nuova Caledonia: Il popolo Kanak insorge contro il neocolonialismo francese
“Verrà il tempo in cui il desiderio di dominare, di dettare legge, di costruire il proprio impero,
l’orgoglio di essere il più forte, l’orgoglio di detenere la verità, sarà visto
come uno dei segni più sicuri della barbarie all’opera nella storia delle scienze umane”
Édouard Glissant e Patrick Chamoiseau
Scritte nel 2007, queste righe, non si riferivano alla situazione in Nuova Caledonia, ma erano una risposta al sinistro “dibattito” sull’”identità nazionale” che, a posteriori, ha riattivato vecchi schemi razzisti e coloniali.
Per i Kanak la questione posta dalla riforma costituzionale è esistenziale: senza una maggioranza demografica, il loro destino politico sta sfuggendo loro di mano, dato che sono in maggioranza a favore dell’indipendenza, mentre gli eredi dei coloni bianchi, e i caledoniani di origine europea in generale, optano per il contrario. E hanno tutte le ragioni per sospettare delle intenzioni dello Stato, dato che la Francia, dal momento in cui si è insediata in Oceania, ne ha fatto una questione strategica al servizio della sua politica di colonizzazione e sostituzione, e ora non vuole certo vedere ridimensionato il suo peso politico nella regione del Pacifico, né tanto meno non poter disporre delle preziose riserve di nichel del paese.
Fin dalla presa di possesso dell’isola da parte di Napoleone III nel 1853, le espropriazioni di terre, gli sfollamenti e il lavoro forzato hanno avuto l’effetto di ridurre la popolazione indigena. Al censimento del 1921, rimanevano solo 27.100 Kanak, circa l’80% in meno rispetto al 1774: una sorta di sterminio mancato.
Negli anni ’50, dopo la fine del sistema degli indigénat nel 1946 e in un momento in cui i movimenti di decolonizzazione stavano prendendo piede in tutto il mondo, la Francia andò controcorrente e intensificò la sua strategia di insediamento in Nuova Caledonia. Dopo aver deportato galeotti, comunardi e algerini nella seconda metà dell’Ottocento, all’indomani della Seconda guerra mondiale la Francia ha visto nell’immigrazione una necessità per mantenere la propria presenza in questa parte del mondo.
Poi, negli anni ’70, con il boom del nichel, questa ondata di “migranti economici”, provenienti soprattutto dalle isole Wallis e Futuna, ha trasformato il popolo Kanak in una minoranza numerica.
La circolare del primo ministro Pierre Messmer del 19 luglio 1972 è la più esplicita: “La presenza francese in Nuova Caledonia può essere minacciata, salvo una guerra mondiale, solo da una richiesta nazionalista delle popolazioni indigene, sostenuta da alcuni possibili alleati in altre comunità etniche del Pacifico. A breve e medio termine, la massiccia immigrazione di cittadini francesi dal continente o dai dipartimenti d’oltremare dovrebbe permettere di evitare questo pericolo, mantenendo o migliorando il rapporto numerico delle comunità. A lungo termine, la rivendicazione nazionalista indigena sarà evitata solo se le comunità non originarie del Pacifico rappresenteranno una massa demografica maggioritaria”.
Questo dice tutto sulla strategia di vera e propria “sostituzione etnica” che si è accompagnata con la vera e propria repressione anti-coloniale nei confronti degli indipendentisti.
Ed è questo, il combinato disposto, che devono affrontare i Kanak e contro cui sono insorti.
CREDITS
Immagine in evidenza: Manifestazione indipendentista a Noumea 11 maggio 2024
Fonte: Pagina FB del FLNKS