Rete dei Comunisti – Bologna
Criminalizzazione delle lotte
Nelle ultime settimane oltre una decina di giovanissimi militanti di OSA, Cambiare Rotta e della Rete dei Comunisti sono stati raggiunti da verbali di conoscenza di indagini a loro carico. Tre i nuovi procedimenti che originano dai cortei studenteschi del 17 novembre e del 1 marzo e per la partecipazione ad un picchetto antisfratto di Asia USB nell’aprile 2024. Giornate in cui il dissenso degli studenti e delle studentesse si era incanalato in foto bruciate, fumogeni e nel frapporsi tra le forze dell’ordine e l’appartamento di una famiglia sotto sfratto.
Abusi e perquisizioni arbitrarie: il caso di Extinction Rebellion
Ma in questi stessi giorni abbiamo visto gli abusi, le violenze e le perquisizioni arbitrarie agite all’interno della Questura di Bologna contro venti compagni di Extinction Rebellion a seguito di un’azione contro il G7 al Comune. Tra loro, una compagna è stata costretta a spogliarsi e a una perquisizione senza che nessuno potesse assistere e senza possibilità di contattare un avvocato.
Provocazioni antisindacali contro USB
La stessa sera un giovane delegato sindacale dell’USB di appena vent’anni mentre lavorava all’allestimento del G7 ha subito un’analoga sorte: perquisito e tenuto ore e ore in Questura senza consentirgli di chiamare l’avvocato o la famiglia e senza neppure sapere il motivo di tale trattenimento.
Ci ricordiamo poi le violentissime cariche al Parco Don Bosco di poche settimane fa.
Altri provvedimenti e misure cautelari
E ancora, ieri arrivava la notizia di altri provvedimenti di avvisi orali a Plat e sindacalisti Si Cobas.
Nelle settimane precedenti erano poi fioccate 23 misure cautelari agli attivisti per aver partecipato ad un presidio contro lo sgombero di quattro famiglie e verbali di conoscenza di procedimenti per i fatti della stazione di Bologna del 28 maggio quando la rabbia per il massacro di Rafah si era trasformata nell’occupazione dei binari.
Processo contro sindacalisti USB, e militanti di Cambiare Rotta e della Rete dei Comunisti
Ma non è finita, il 18 giugno inizierà il processo – con importanti capi di imputazione – contro sindacalisti USB e giovani militanti di Cambiare Rotta e della Rete dei Comunisti che l’8 marzo del 2022 avevano manifestato a sostegno delle lavoratrici di TPER contro il “crumiraggio patriarcale” di Tper e Holachek.
Crescita del clima poliziesco e repressivo
Mettendo insieme i puntini è facile trovare la conferma di come su tutto il territorio nazionale ed europeo il clima poliziesco e repressivo sia in poderoso aumento (inutile menzionare il disegno di legge tra i più liberticidi in discussione dal dopoguerra a firma Crosetto, Piantedosi e Nordio e l’emendamento “anti no-ponte” della Lega appena approvato che prevede pene fino a 25 anni per chi resistesse alla costruzione del ponte sullo stretto). Ma non ci si lasci stupire: man mano che aumenta la difficoltà dell’Occidente di mantenere il controllo, le strette repressive si fanno sempre più frequenti e gravi.
L’ipocrisia del Partito Democratico
Gli episodi di repressione delle ultime settimane a Bologna sono inquietanti ma ci restituiscono la misura dell’ipocrisia e falsità del Partito Democratico, che tanto si fa garante del dissenso a parole e poi utilizza le stesse politiche securitarie e repressive del Governo Meloni.
Già con l’emanazione dei decreti che hanno preceduto il disegno di legge Nordio – Crosetto – Piantedosi, ci si domandava se in una fase storica quale è quella attuale di divisione della classe e criminalizzazione del conflitto sociale e sindacale, se davvero un governo, anche il più antidemocratico e reazionario, avesse bisogno di questo incremento repressivo. Ci si chiede, usando uno scontro fra metafore, se ci troviamo nella condizione di un governo che bastona il can che affoga o se invece ci siano margini effettivi perché l’elefante possa aver paura del topolino.
Rispondere con la presa di coscienza e la mobilitazione
La risposta a questa stretta repressiva dipenderà dalla presa di coscienza rispetto ai rischi striscianti di strumenti del genere. E, più ancora, dipenderà dalla nostra capacità di mobilitazione, dalla nostra rapidità d’iniziativa sui nervi scoperti di un sistema ridotto a colabrodo, ma che continua a esporci alla minaccia di povertà, guerra e devastazione.
Solidarietà e sostegno
È dunque doveroso mostrarsi complici e solidali con tutte le militanti e i militanti colpiti, anche per contribuire alle spese che incombono sulle attiviste e gli attivisti.
Il sostegno alle lotte, in un momento come questo in cui l’aumento del controllo poliziesco e delle misure repressive si fanno sempre più forti a causa del vento di guerra che ha di nuovo invaso l’Europa, si fa ancora più importante.
La solidarietà non solo rappresenta l’unico strumento per far fronte a questa sentenza, ma costituisce anche messaggio di speranza per chi in futuro si troverà a lottare contro le ingiustizie.
Un primo appuntamento
Ci vediamo il 13 e il 15 luglio all’@isolaverdebolognina al Parco della Zucca durante gli aperitivi di autofinanziamento per far fronte alle spese legali.