Rete dei Comunisti / Cambiare Rotta / OSA
Come Rete dei Comunisti, Cambiare Rotta – Organizzazione giovanile Comunista ed OSA (Opposizione Studentesca d’Alternativa) siamo pienamente soddisfatti sia della riuscita del corteo unitario del 30 Novembre a Roma e a Milano, che della riunione organizzativa degli aderenti all’assemblea del 9 novembre, tenutasi a Roma il 1 dicembre e che si è posta come obiettivo di procedere “verso una rete nazionale antisionista e anticolonialista per la Palestina”.
Queste iniziative sono state due momenti importanti a cui abbiamo dato il nostro contributo sul solco dell’azione, della riflessione e della cooperazione unitaria che portiamo avanti da tempo con altre forze politico-sociali sulla base della chiarezza delle posizioni e della condivisione di obiettivi.
La nostra organizzazione ha nel suo “codice genetico” una impostazione internazionalista che ha da sempre valorizzato la Resistenza Arabo-Palestinese di fronte al cancro sionista.
Abbiamo sempre considerato Israele come un perno della strategia della contro-rivoluzione globale: una funzione che ha ininterrottamente svolto contro i processi di decolonizzazione e la lotta di liberazione dei popoli oppressi dal suo sostegno al colonialismo francese in Algeria fino al supporto al regime di Apartheid in Sud Africa, per citare solo due esempi.
Lo Stato sionista è stato poi all’avanguardia nello sviluppo di tecnologie e nell’addestramento militare finalizzati al controllo sociale e alla repressione politica negli stessi paesi imperialisti, a cominciare dagli Stati Uniti stessi, come hanno fatto venire alla luce in maniera inequivocabile le due ondate successive del movimento #BlackLivesMatter mostrando le connessioni tra USA e Israele in questo campo.
Una tendenza che viene rafforzata dalla vittoria di Trump alle elezioni presidenziali che ha avuto come propria base di massa le chiese evangeliche messianiche e filo-israeliane, e la benedizione della lobby sioniste. Questa tendenza del sionismo a polarizzare le forze reazionarie più minacciose l’abbiamo vista palesemente in atto il 25 aprile in Italia scorso nelle mobilitazioni anti-fasciste a Milano e in misura maggiore a Roma dove il presidio degli antifascisti è stato attaccato dalle orde sioniste in combutta con l’estrema destra capitolina.
Attualmente, Israele, è uno dei principali perni – insieme ai regimi arabi reazionari – del blocco euro-atlantico nel Medio-Oriente che anela a frenare la crisi del dominio dell’imperialismo, dopo avere perso da tempo le sue capacità egemoniche. Questo ruolo, in quadranti diversi del pianeta, vede protagonisti altri soggetti con la medesima funzione di Stati canaglia : il regime nazista di Kiev nell’Europa Orientale, l’attuale leadership politica sud-coreana, gli “indipendentisti” di Taiwan od i conservatori nipponici, interessati ad assecondare le politiche belliciste occidentali e l’avventurismo guerrafondaio delle sue classi dirigenti costi quel che costi.
Tutto questo per mantenere una rendita di posizione e cercare di impedire la configurazione di un assetto multipolare e policentrico nelle relazioni internazionali.
É sotto gli occhi di tutti che Israele è diventato il maggior vettore di guerra in “Medio-Oriente” e che combatte su 7 differenti fronti, ed è assolutamente incurante nei confronti di qualsiasi anche timido indirizzo politico dei propri alleati che ne mini la sua autonomia nel perseguimento dei propri obiettivi: la costituzione di una “Grande Israele” (Eretz Israel) dal Fiume al Mare con un’ampia zona cuscinetto.
In questa prospettiva i Paesi vicini dovrebbero essere a lei subordinati, pena il subire in forme diverse la costante pressione militare ed i tentativi continui di destabilizzazione/balcanizzazione, spesso in combutta con le forze più retrive o maggiorenti filo-occidentali del quadrante.
Di fronte a questo la complicità dell’attuale governo Meloni sviluppa i presupposti politici contenuti nella partnership strategica con Israele a cui si sono attenuti tutti i governi che si sono succeduti da un ventennio a questa parte – compresi quelli di centro-sinistra – e che hanno implementato anziché recidere le relazioni con Tel Aviv su ogni piano: militare, politico, economico e culturale.
Hanno promosso la “normalizzazione” con lo stato di Israele che è un regime colonialista, segregazionista, intrinsecamente bellicista nonché genocidario.
Pensiamo sia compito di tutti gli internazionalisti, i progressisti ed i sinceri democratici rompere questa complicità, per farlo bisogna sensibilizzare le più ampie porzioni delle classi subalterne denunciando l’attuale ruolo di Israele.
É necessario supportare tutto questo con azioni concrete per fare uscire il nostro paese dalla spirale bellica in cui lo sta trascinando un trasversale neo-atlantismo filo-israeliano che accomuna tutte le forze politiche parlamentari.
Pensiamo che le mobilitazioni di massa, le iniziative di boicottaggio e le azioni di agitazione politica siano più che mai necessarie e urgenti.
Altresì pensiamo sia importante denunciare la “militarizzazione” sul fronte interno delle relazioni sociali contro un’azione di governo che coniuga l’austerity e l’autoritarismo nei confronti di chi si oppone ai suoi piani di creazione di una “economia di guerra”.
La costruzione di questa economia di guerra la stanno pagando, infatti, le classi popolari con la desertificazione del welfare decisa dall’Unione Europea e lo svuotamento delle garanzie politico-sindacali conquistate nel corso dello scorso secolo a prezzo di lotte durissime.
Continueremo ad impegnarci a fondo insieme al più largo spettro di forze possibili in sostegno alle iniziative che vanno in questa direzione, in particolare quelle decise nella riunione del 1 dicembre a Roma – rafforzando questo percorso – e lo sciopero “generale e generalizzato” dell’USB il 13 dicembre contro l’economia di guerra che Meloni e soci vorrebbero imporre.
I comunisti e le comuniste, nel nostro Paese, sono sempre stati (e continuano ad essere) dalla parte dei popoli oppressi i cui successi hanno costruito l’indispensabile retroterra per l’avanzamento delle istanze di trasformazione politico-sociale portate avanti dal movimento operaio e comunista.
Rete dei Comunisti / Cambiare Rotta / OSA
2 dicembre 2024