Capitolo VIII del quaderno “Il comunismo e il mondo arabo”
Il VII Congresso del Comintern aveva dunque riformulato il piano d’azione dei comunisti nel quadrante mediorientale, inaugurando una nuova fase di sperimentazione che desse priorità alla lotta di classe all’interno della cornice della lotta nazionale. È nel vivo di questo dibattito che si sviluppano le prime formulazioni del progetto “panarabo”, ovvero di un’unificazione politica e amministrativa tra i vari paesi arabi, i cui confini erano stati tracciati a tavolino dalle potenze europei alla fine della guerra, non diversamente da ciò che era Stato fatto con l’Africa.
Nel 1930 il Comitato Esecutivo dell’Internazionale aveva sottolineato la necessità di un contatto stretto tra i partiti comunisti dei diversi paesi di Arabi, e per la prima volta piccoli partiti comunisti arabi orientali articolano una tesi sull’unità della nazione araba, ancora debole tra gli stessi nazionalisti dell’epoca. Nel 1931 il Partito comunista palestinese sosteneva che la lotta per la rivoluzione agraria contadina diretta contro gli imperialisti, i sionisti e i proprietari fondiari feudali arabi, doveva essere unita alla lotta per l’indipendenza nazionale e l’unificazione dei popoli arabi. Quello stesso anno, i partiti comunisti palestinese e siriano proposero una Federazione panaraba dei lavoratori e dei contadini:
“Al nazional-riformismo capitolardo e controrivoluzionario deve essere opposto un Fronte antimperialista Rivoluzionario Panarabo, di larghe masse di operai, contadini e piccola borghesia urbana…”.
Si rimproverava ai “nazional-riformisti” di “non superare le frontiere politiche stabilite dall’imperialismo che dividono artificialmente i popoli arabi”. E ancora:
“è dovere dei comunisti di portare la lotta per l’indipendenza nazionale e per l’unità nazionale non solo all’interno delle strette frontiere di certi paesi arabi artificialmente creati dall’imperialismo e dagli interessi dinastici, ma su un piano panarabo, per l’unificazione nazionale di tutto l’Oriente. […] Le masse popolari arabe sentono che, per sbarazzarsi del gioco dell’imperialismo, devono unire le loro forze sulla base di un linguaggio comune, di condizioni storiche e di un nemico comune. La loro fusione nelle lotte rivoluzionarie contro l’imperialismo e l’obiettivo della lotta indicano che i popoli arabi hanno tutte le condizioni per sbarazzarsi del giogo imperialista, raggiungere l’indipendenza politica nazionale e creare un certo numero di Stati arabi che, in seguito, secondo la loro propria volontà, potranno unirsi sulla base di principi federali”.
Se è vero che il sogno di un’unione dei paesi arabi era già stata elaborata nel movimento della Nadha[1] così come, in maniera diversa, dalle forze politiche islamiche che puntavano alla formazione di un nuovo califfato sul modello dei primi califfi benguidati[2] (VII secolo), è altresì incontestabile che quella dei comunisti arabi negli anni ‘30 è una delle prime formulazioni di quel panarabismo politico e sociale che verrà poi ripreso dal Movimento dei Nazionalisti Arabi e dai grandi leader arabi quali Nasser, Habbash e Gheddafi.
A fianco della prospettiva panaraba, in occasione del congresso dei partiti comunisti di Palestina e Siria, si discusse anche l’estensione del movimento al Maghreb arabo, sostenendo (a buon diritto, come vedremo più avanti) che “in Tunisia e Algeria le organizzazioni comuniste si indeboliscono perché i comunisti sono stati incapaci di presentare alle masse la questione della lotta contro l’imperialismo francese”. E si proponeva di “prendere misure urgenti per organizzare e unificare i comunisti in Algeria, Tunisia, Marocco, e in prospettiva di staccare l’organizzazione di questi paesi dal Partito Comunista francese e formare delle unità indipendenti”[3].
Anche in Libano Fouad Chemali, animatore del movimento sindacale e fondatore dell’organizzazione comunista, sosteneva la tesi proletaria panaraba.
Più avanti, nel 1954 venne creato un giornale centrale comune dei Partiti comunisti di Egitto, Siria, Palestina e Iraq, dal nome “al-Ittihad” (l’Unione), con gli obiettivi di fornire una piattaforma per discutere idee comuni e sviluppare strategie condivise, diffondere ideali marxisti e leninisti adattati al contesto arabo, contrastare l’influenza del nazionalismo arabo dominante (come il nasserismo e il baathismo) e delle monarchie filo-occidentali e rafforzare il legame tra i partiti comunisti della regione e il movimento comunista internazionale.
Tuttavia, la maggior parte delle iniziative dei comunisti arabi non arrivarono a compimento, perché la tattica promossa dall’Internazionale fu abbandonata da quest’ultima troppo velocemente per poter raggiungere dei risultati politici tangibili, a causa dei cambiamenti addivenuti a livello mondiale che costringevano a repentini mutamenti tattici. Infatti, come vedremo tra poco, la mutata tattica del Comintern dei fronti popolari elaborata da Stalin, Dimitrov e Togliatti per impedire l’espansione dei regimi nazi-fascisti e l’aggressione militare all’URSS, avrebbe prediletto la difesa della democrazia contro il fascismo. In ogni caso, i comunisti contribuirono alla circolazione tra le masse delle idee panarabiste, così come avvenne per la nozione di imperialismo. Il progetto di un panarabismo federale, descritto nel passaggio della risoluzione riportato sopra, verrà ripreso nei decenni successivi dalle forze nazionaliste e realizzato nella breve esperienza della RAU (Repubblica Araba Unita) che avrebbe unito Egitto e Siria tra 1958 e 1961 – e che sembrava potere essere esteso all’Iraq – costituendo il tentativo più significativo di realizzare l’ideale panarabista di unificazione tra i paesi arabi promosso allora dal Movimento dei Nazionalisti Arabi che fu la culla della sinistra rivoluzionaria palestinese.
[1] ↑ La Nahda (in arabo: النهضة, “Rinascita”) fu un movimento culturale, intellettuale e politico nato nel XIX secolo nel mondo arabo, ispirato dall’incontro con l’Occidente e dal desiderio di modernizzare la società araba. Promuoveva il rinnovamento della lingua e della cultura araba, la riforma politica, l’istruzione e l’emancipazione, cercando di conciliare i valori tradizionali con le idee moderne. La Nahda ebbe origine in territori come Egitto e Libano, influenzata da intellettuali come Butrus al-Bustani e Rifa’a al-Tahtawi, e fu parte del più ampio risveglio socio-culturale nel mondo islamico.
[2] ↑ I califfi “ben guidati” (in arabo: الخلفاء الراشدون, al-Khulafāʾ al-Rāshidūn) furono i primi quattro successori del Profeta Maometto, e governarono dopo la sua morte nel 632 d.C. Sono considerati un modello di governo islamico giusto e retto.
[3] ↑ I partiti comunisti nel Maghreb si sarebbero formati come unità autonome a partire dalla metà degli anni ’30: il Partito comunista algerino nel 1936, il partito comunista tunisino nel 1934 e quello marocchino nel 1943.
CREDITS
Immagine in evidenza: Conferenza afroasiatica di Bandung.
Autore sconosciuto, April 1955
Licenza: public domain
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