Rete dei Comunisti – Cambiare Rotta – OSA
L’inizio del cessate il fuoco a Gaza e l’avvio dello scambio di prigionieri previsto dall’accordo tra Hamas e Israele, patrocinato dagli Stati Uniti, Qatar ed Egitto, segna una “svolta” significativa a più di anno dall’operazione “Diluvio d’al-Aqsa” del 7 ottobre, e dalla rappresaglia israeliana.
L’inizio della tregua a Gaza ha pressoché conciso con il lancio dell’operazione israeliana in tutta Cisgiordania, spostando – per ora – l’azione militare sionista nella West Bank dove il processo di colonizzazione illegale del territorio sta procedente a ritmi vertiginosi.
Ci sembra di potere affermare che lo sviluppo degli eventi a Gaza si inserisce, ed in parte è frutto, di fattori concomitanti ed in parte intrecciati.
Il primo è la capacità della Resistenza Palestinese a Gaza, ed in particolare della sua componente legata all’organizzazione islamista Hamas – che ne esce rafforzata sul campo – di non dare tregua all’occupante nonostante abbia ridotto in un cumulo di macerie la Striscia e massacrato i suoi abitanti in quello che sin da subito dell’aggressione israeliana assumeva i tratti di un vero e proprio genocidio.
La Resistenza lì non è stata annichilita e vede realizzati ad un altissimo prezzo di sangue due dei suoi obiettivi strategici:
– il riconoscimento della questione politica palestinese per cui non ci può essere pace in Medio-Oriente senza la realizzazione dei diritti storici del suo popolo come dimostrano gli avvenimenti di questo anno e mezzo circa, nodo che prima del 7 ottobre 2023 sembrava derubricato a postilla accessoria dalle cancellerie occidentali ed in parte di quelle arabe
– la liberazione di una parte di prigionieri palestinesi dalle carceri sioniste, a cominciare dalle prigioniere e dai minorenni.
Il secondo fattore è probabilmente il piano della nuova amministrazione statunitense che gode di maggiore ascolto presso l’attuale leadership israeliana e dispone di migliori leve per imporre i suoi interessi. L’Amministrazione Trump con ogni probabilità da un lato vuole riesumare i suoi precedenti progetti per la regione, promuovendo un allargamento degli “Accordi di Abramo” ad altri attori arabi – in primis l’Arabia Saudita – e recuperare quelli che di fatto li avevano “sospesi” (come il Marocco) a causa della pressione popolare o di una opinione pubblica ostile – per procedere verso una normalizzazione dei rapporti con l’entità sionista.
In questa situazione ci uniamo ai festeggiamenti dei Palestinesi a Gaza ed Cisgiordania – e di tutta la diaspora – per il cessate il fuoco e la liberazione dei prigionieri, e alle loro preoccupazioni per l’escalation militare in Cisgiordania. La Resistenza ha saputo parlare a tutti i popoli ed anche a quelle giovani generazioni che in Occidente hanno manifestato contro la complicità dei governi nei confronti della politica genocida di Israele. Una Resistenza che però trova un contesto regionale mutato e le forze che avevano dato filo da torcere ad Israele, per ora, indebolite in Libano, Iraq e Iran, o sconfitte, come in Siria, con l’unica eccezione positiva dello Yemen.
Manifestiamo disaccordo con chi, nel vivo di un genocidio, alza le armi ed uccide altri palestinesi, auspichiamo che questa contraddizione si risolva al più presto, all’interno della dialettica tra palestinesi e tra i gruppi dirigenti che si sono dati e si daranno. Il nostro posizionamento e’ stato, e’ e sarà sempre al fianco della Resistenza palestinese, in tutte le sue forme ed espressioni.
Continueremo a dare il nostro contributo verso la costruzione di una Rete Nazionale Antisionista ed Anticolonialista per la Palestina, ed in generale alle mobilitazioni al fianco della Resistenza arabo-palestinese, convinti che la culla del sionismo avesse partorito il fascismo ebraico ben prima della rappresaglia israeliana successiva al 7 ottobre e che l’entità sionista rimanga il principale ostacolo alla pace in “Medio-Oriente” e nel mondo.
Oggi più che mai i popoli indomiti che lottano per la loro liberazione contro l’imperialismo occidentale hanno bisogno del sostegno dei comunisti, dei progressisti e dei sinceri democratici in Occidente.
Rete dei Comunisti
Cambiare Rotta – organizzazione giovanile comunista
OSA (Opposizione Studentesca d’Alternativa)
23 gennaio 2025