Irina Smirnova – Faro di Roma
“E’ chiaramente un tradimento della Resistenza utilizzare le manifestazioni del 25 aprile per inneggiare alle guerre in corso, come se esse fossero la continuazione delle lotte per la Liberazione dal Nazifascismo”, afferma il prof. Luciano Vasapollo, docente alla Sapienza ed esponente della Rete dei Comunisti, che ha commentato a FarodiRoma quanto accaduto, complici l’ANPI e il PD, un po’ in tutta Italia, come conseguenza dell’aver spalancato le porte non solo ai sedicenti eredi della “Brigata ebraica” ma anche agli esponenti della comunità ucraina, nel tentativo di nascondere dietro al ricordo eroico del sacrificio dei partigiani non solo i killer dell’IDF che stanno annientando Gaza e la sua popolazione, ma anche i neonazisti seguaci di Stepan Bandera (il capo delle SS ucraine).
Nel raccontare la manifestazione antifascista ed antisionista di Porta San Paolo a Roma, Contropiano ha sottolineato che c’era in effetti il rischio che, come e peggio dello scorso anno, i mazzieri sionisti – molti dei quali arruolati dell’Idf e di ritorno dal genocidio a Gaza – potessero organizzare un’aggressione contro gli antifascisti sotto gli occhi una polizia “distratta”, tanto più che i media filo-governativi anticipavano gli “scontri” che ci sarebbe certamente stati. E a Torino, ieri sera, la questura ha pensato bene di dare l’esempio caricando a freddo il corteo.
Mentre anche a Genova ci sono stati problemi per i nostri eroici compagni del CALP che già pagano un prezzo altissimo al rifiuto di caricare armi sulle navi.
“Liberazione e pace – commenta Vasapollo – sono coniugati nella Resistenza come centralità della filosofia portante della nostra Costituzione .E se vogliamo davvero la pace dobbiamo capirne sempre quei valori dell’antifascismo e renderli pratica politica e viverli! Sono quelli i valori che hanno portato alla nostra costituzione antifascista , e contro la guerra , base del nostro Vivere insieme e hanno messo le premesse per un paese che deve essere di democrazia popolare e non di falsa democrazia rappresentativa e cioè in mano ai centri di potere della comunicazione deviante. Per questo sono certamente interconnessi la Festa della Liberazione dal nazifascismo, un momento alto e profondo della vita civile, e l’insegnamento di Papa Francesco sempre incentrato nella profonda amicizia dei popoli e della fratellanza”.
A Roma l’area di Porta San Paolo è stata divisa in due per evitare qualsiasi contatto tra i manifestanti pro-Palestina e quelli della Brigata Ebraica, che avevano deposto le corone di alloro per i caduti. Il corteo della Brigata Ebraica, con la partecipazione delle autorità della Comunità ebraica di Roma, tra cui Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, ha attraversato via del Campo Boario e ha raggiunto la Piramide Cestia. Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma, ha ricordato il contributo degli ebrei italiani nella Resistenza, tra cui 800 ebrei italiani che si unirono alle file partigiane.
Di fatto, però, il loro progetto è naufragato quando alla fine i gruppi di antifascisti tenuti a distanza da un numero spropositato di poliziotti e carabinieri, sono confluiti nel corteo dell’ANPI deviandone il percorso da Parco Schuster – verso Garbatella e di lì a verso Porta San Paolo. “Per riprendersi fisicamente e politicamente la piazza che – ricorda Contropiano – è dei partigiani. E soltanto di chi si muove nel loro solco, seguendo il loro esempio”.
“La resistenza vive profondamente oggi – rileva Vasapollo docente e attivista politico – contro i vecchi e nuovi fascismi, contro i guerrafondai e mercanti di armi di appartenenza alla destra e alla finta opposizione di una sinistra armaiolo. Noi come vera opposizione sociale e dei movimenti e organizzazioni della reale democrazia di base antifascista siamo sono pienamente in accordo con i popoli che si autodeterminano nell’antimperialismo e anticapitalismo, per la inscindibilità e attualità dei valori costituzionali della resistenza e della pace. Come pure con l’alto insegnamento del Papa che è per i credenti di forte impostazione religiosa ma per tutti gli sfruttati, gli umili e gli attivisti per le transizioni della decolonizzazione rappresenta un vero rifermento di impostazione di vita per una nuova umanità, con una visione dell’alternativa possibile perché praticabile, a favore degli scarti per il riscatto nei cambiamenti voluti anche dalla dottrina politico-sociale di Francesco, come suo insegnamento primario”.