Report del forum su transizione e socialismo tenutosi a Roma il 6 e 7 ottobre
La Rete dei Comunisti
I giudizi raccolti sono unanimi. E’ stato decisamente molto interessante il secondo forum “Il bambino e l’acqua sporca” che la Rete dei Comunisti ha voluto dedicare al dibattito su transizione e socialismo sviluppatosi negli anni ’60 tra Ernesto Che Guevara – costretto a convertirsi in economista e ministro della Cuba rivoluzionaria – e l’esperienza dell’economia sovietica di allora.
La figura del Che economista – sviluppato nell’omonimo libro dato alle stampe da Luciano Vasapollo e dai due studiosi cubani Efrain Echeverria e Alfredo Jam – ha consentito di riaprire tra studiosi marxisti ed esponenti politici della sinistra italiana e latinoamericana il dibattito sulle possibilità del Socialismo nel XXI° secolo anche nel nostro paese.
Sulla spinta delle diversificate esperienze di trasformazione in corso in America Latina – da Cuba al Venezuela alla Bolivia – per due giorni si sono alternati nel forum interventi e relazioni che hanno cercato di entrare nel merito dei problemi posti dal libro “Che Guevara economista” e dal progetto “Il bambino e l’acqua sporca” messo in campo dalla Rete dei Comunisti dallo scorso anno.
Il tentativo della RdC è quello di affrontare a viso aperto e con spirito critico i tentativi di liquidare il patrimonio storico del movimento comunista e nello stesso cercare di introdurre un passaggio di metodo nell’analisi di quelle che sono state definite le “esperienze del socialismo possibile” nel Novecento.
Il dato significativo (e per molti versi innovativo) è che tutti gli invitati si sono misurati nel merito dei problemi posti evitando di scantonare dalla sostanza dei problemi.
Il dibattito sulla transizione nelle esperienze concrete di Cuba e Unione Sovietica negli anni Sessanta si è così incrociato con le esperienze concrete di oggi in corso in Venezuela e Bolivia che configurano – quaranta anni dopo l’assassinio di Che Guevara – una sorta di vendetta del Che contro coloro che hanno voluto impedire con ogni mezzo un processo di liberazione ed emancipazione dell’America Latina.
Interessanti sono state le testimonianze degli ambasciatori di Cuba, Bolivia, Venezuela che hanno integrato le riflessioni di studiosi marxisti latinoamericani come Francisco Dominguez, Efrain Echeverria, Alfredo Jam, Mayra Casas e italiani come Luciano Vasapollo, Guglielmo Carchedi, Enzo Modugno. A loro volta queste riflessioni si sono raccordate con quelle di studiosi come Osvaldo Sanguigni e Andrea Catone che da anni hanno assicurato in Italia la ricerca e documentazione tra le più rigorose sull’esperienza dell’Unione Sovietica. Né sono mancate le testimonianze sulle esperienze di Che Guevara in Africa (Hosea Jaffe) e nella preparazione della missione rivoluzionaria in Bolivia (Alfredo Hellman).
Ma questo dibattito ha coinvolto – e non poteva essere diversamente – anche la politica e le organizzazioni della sinistra italiana. Alfonso Gianni per il PRC, Jacopo Venier per il PdCI, Pietro Di Siena per Sinistra Democratica e Mimmo Provenzano per la Rete dei Comunisti, hanno contribuito alla connessione tra la ripresa di un dibattito teorico sulla transizione al socialismo con la necessità di rilanciare anche in Italia e in Europa un progetto generale di alternativa sociale che conformi e rafforzi le ragioni della lotta politica e del conflitto di classe sull’agire quotidiano.
Il nodo di fondo – nei fatti – resta proprio questo e cioè come sia diventato imprescindibile ridefinire – e con una certa urgenza – un ambito di confronto teorico sulla trasformazione sociale e le possibilità del Socialismo nel XXI° Secolo con l’azione politica, sociale e sindacale delle forze comuniste, socialiste, progressiste che agiscono nei paesi europei a capitalismo avanzato.
Di questa ripresa di confronto e approfondimento si avverte una fortissima esigenza tra i militanti e gli attivisti della sinistra e dei movimenti sociali in Italia, una esigenza che è stata finora disattesa dai principali partiti della sinistra (inclusi i partiti comunisti) nel nostro paese e che ne ha depotenziato storia, identità e insediamento sociale.
Nel perseguire tale percorso, la Rete dei Comunisti ritiene necessario battere culturalmente la logica dell’eurocentrismo che priva le prospettive del conflitto di classe nel nostro paese di ogni visione internazionale della trasformazione sociale.
Il secondo forum “Il bambino e l’acqua sporca” si è rivelato così un momento importante e interessante di quel passaggio di metodo nell’analisi critica della storia del movimento comunista e del Novecento che è l’anima del progetto.
Significative le prossime tappe già messe in cantiere dalla Rete dei Comunisti. I prossimi forum – che vengono preceduti e accompagnati da quaderni e pubblicazioni – saranno dedicati alla questione dello sviluppo delle forze produttive e all’esperienza della Cina. Se sulla seconda questione è in corso una accumulazione di documenti e spunti che consentano una discussione rigorosa e non schematica, sulla prima questione – le forze produttive – è già in cantiere un primo quaderno che consenta di riaprire il confronto e l’analisi su un nodo dirimente non solo per comprendere “i limiti dello sviluppo capitalistica” ma anche per affrontare il problema della qualità delle forze produttive che l’esperienza socialista è riuscita a mettere in campo nella sua storia e che ha evidenziato contraddizioni che meritano di essere indagate e comprese a fondo.
CREDITS
Immagine in evidenza: Hand painted mural showing the Cuban flag and Che Guevara
Autore: Carol M. Highsmith, 2010
Licenza: Library of Congress
Immagine originale ridimensionata e ritagliata