Capitolo 4 di “Bologna. Dove sta andando la vecchia signora?“
Nelle moderne città occidentali il problema abitativo è diventato centrale.
Non solo a causa della speculazione edilizia che ha reso sempre più difficile il reperimento di abitazioni a prezzi contenuti, un fenomeno che ha coinvolto in gradi diversi tutti i paesi metropolitani.
Ma questa è diventata centrale anche perché, negli anni, si è assistito a una ridefinizione dei confini del centro e della periferia e a importanti migrazioni interne alla provincia.
Parallelamente a questi fenomeni urbanistici e migratori, si è assistito ad una definitiva trasformazione della casa in merce, in bene di investimento, ossia in fonte di rendita per i capitali che fuggivano (o meglio cercavano di sfuggire) al ristagno economico, alla deindustrializzazione e alla saturazione dei mercati dei servizi.
Una particolarità bolognese, che ha radicalizzato questi processi, è la presenza di una folta presenza di studenti universitari fuorisede, che rappresentano una forte domanda di abitazioni che va ad aggiungersi a quella degli abitanti della città.
Qualche numero può aiutarci a comprendere meglio le tendenze appena descritte.
Secondo i censimenti ISTAT la popolazione della Provincia di Bologna è aumentata, nel periodo 1991 – 2001, dello 0,8% corrispondente a 8.000 persone.
Nel contempo le migrazioni interne alla provincia hanno assunto le dimensioni di piccoli esodi: il capoluogo ha perso 1’8% degli abitanti in favore degli altri comuni della provincia. In totale 33.000 persone hanno lasciato il centro città in soli 10 anni.
1991 | 2001 | Diff. | Perc. | |
BOLOGNA | 404.378 | 371.217 | -33.161 | -8, 20% |
ALTRI COMUNI | 502.478 | 544.008 | 41.530 | 8, 30% |
PROVINCIA | 906.856 | 915.225 | 8.369 | 0, 90% |
Il fenomeno degli studenti universitari è stato invece osservato in una recente indagine svolta dall’università di Bologna, i cui risultati non sono ancora stati resi pubblici, ma di cui sono state presentate alcune anticipazioni.
Gli studenti fuorisede che studiano a Bologna sono 64.000 su una popolazione di 370.000 abitanti.
Di questi sono ufficialmente residenti a Bologna 43.000, mentre i restanti sono pendolari. L’impatto della popolazione studentesca è particolarmente rilevante nei quartieri centrali e semicentrali della città: nel centro storico (cioè i quartieri interni alle mura), ben il 26% dei residenti sono studenti universitari fuori sede (contro una media cittadina del 12%).
Queste percentuali sono discendenti man mano che ci si allontana dal centro.
Bisogna inoltre notare che, per esperienza personale, l’indagine dell’università intercetta solo parzialmente il fenomeno dell’affitto e del subaffitto “a nero” e che quindi la popolazione studentesca che abita nel centro città è ancora superiore alle statistiche ufficiali.
Partendo da questi dati e da queste tendenze, cerchiamo di capire come si è trasformata la città e perché.
Dal centro alla periferia…
La città, come abbiamo visto finora, può essere divisa in due parti: centro e periferia. Questa divisione però non permette di cogliere i cambiamenti che hanno investito la città e la provincia di Bologna nel corso degli ultimi anni.
Una divisione più appropriata ai nostri obiettivi è quella di suddividere la provincia in cinque fasce concentriche: il centro, una semiperiferia, una zona non ancora urbanizzata, una zona residenziale e il resto della provincia.
Vediamo le caratteristiche dei vari anelli e come questi sono cambiati negli anni.
Il centro “centrale” (reggie e capanne)
Quest’area cittadina, compresa all’interno delle mura, è quella che negli anni ha subito le trasformazioni più vistose.
Quello che osserviamo oggi è un centro ben diverso da quello artigianale e bottegaio dei decenni passati.
Al posto di queste attività, si sono installate nel centro cittadino tutte le funzioni direzionali pubbliche e private: sono presenti la sede del comune (ora decentrata dietro la stazione), della provincia, delle associazioni di categoria e dei sindacati, delle fondazioni etc. Inoltre sono presenti tutti i servizi di alto livello: banche e assicurazioni (con gli uffici dedicati alle clientele maggiormente redditizie), servizi culturali, commerci di alta gamma, gallerie di lusso etc.
Inoltre in centro l’università ha la sua sede principale e la maggior parte delle facoltà e delle aule di lezione. Attorno ad essa si svolge quasi completamente la vita degli studenti universitari: questi, per mancanza di reddito e di trasporti, abitano, studiano e vivono a breve distanza dall’università.
La periferia (il popolo)
Attorno al centro, si dispiega un anello semiperiferico che lo circonda.
A Bologna questa zona è costituita dai quartieri della città che sono esterni alle mura. Questa zona è caratterizzata dall’altissima densità abitativa.
Qui abitano infatti molti dei lavoratori che, a causa dei bassi salari, non possono permettersi di pagare alti affitti.
E dove la rendita è alta, per affrontare le spese di abitazioni, si aumenta la densità abitativa. Più persone per metro quadrato, meno affitto per tutti.
Questa zona è stata, in passato, sede di industrie manifatturiere, che circondavano la città e delle abitazioni dei lavoratori che in esse vi abitavano.
Qui vivevano i lavoratori produttivi, la classe operaia industriale, per restava a breve distanza dal luogo di lavoro.
Oggi la semiperiferia è profondamente trasformatale industrie che erano presenti sono state chiuse o spostate in altri comuni della provincia. Il loro posto è stato preso da centri commerciali e da abitazioni.
In questa zona abitano, in generale, ceti popolari.
C’è anche qui un’alta presenza di studenti universitari, ma la caratteristica di questa fascia è l’alta densità di abitanti extra-comunitari.La loro condizione spesso sfugge alle statistiche, perché lo stato di illegalità o semilegalità, di precarietà lavorativa ed esistenziale, non permette di stipulare contratti legali di locazione e ancor meno dei mutui per l’acquisto delle abitazioni.
Inoltre qui abita tutto il giovane precariato urbano: le condizioni precarie di lavoro, rendono precarie anche le abitazioni. In questi quartieri vi è un’altissimo turnover degli abitanti, che passano da un’abitazione all’altra, spesso in subaffitto.
In questa zona si dispiegano le contraddizioni di cui spesso leggiamo sui giornali: la competizione esasperata per gli scarsi servizi, unitamente alle differenze culturali e alla fine della comunità di quartiere (che si era costruita intorno alla fabbrica) creano contrasti che esasperano le già precarie condizioni di vita.
Dietro a queste contraddizioni “culturali”, si celano però contraddizioni socioeconomiche che non sono ancora emerse appieno.
Le abitazioni di questa fascia semiperiferica sono quelle a maggiore rendita unitaria, e sono, per questo, l’area obiettivo degli speculatori e della rendita.
Questi mirano ad aumentare la quantità di abitazioni di questa fascia, senza riguardo per la vivibilità del quartiere, per poter così sfruttare maggiormente l’alta rendita.
La zona vuota
Esiste uno spazio vuoto tra la periferia del Comune di Bologna e la prima cerchia dei comuni dell’hinterland, spesso terreni agricoli, su cui si concentrano i nuovi progetti della città metropolitana.
Questo spazio è situato verso la pianura, in quanto lo sviluppo della città si realizza in questa direzione a scapito della collina, per lo più zona residenziale dei possidenti bolognesi, e quindi non interessati ad essere sommersi dal cemento.
La provincia: ceti medi e proletari (le residenze e i dormitori)
Il resto della provincia può essere diviso in due parti: una fascia intermedia ed una esterna.
Nella trattazione della provincia escluderemo Imola e i comuni che gravitano intorno ad essa. Sebbene Imola sia parte della provincia di Bologna, questa costituisce un caso a se. La sua dimensione crea dinamiche simili a quelle osservate per Bologna, seppure su scala inferiore.
– Anche la fascia intermedia, ha subito negli anni profonde trasformazioni. Questa zona è costituita dai comuni della prima fascia intorno a Bologna.
In questa zona la rendita unitaria è inferiore rispetto alla città: questo ha permesso la costruzione di abitazioni più grandi e la creazioni di paesi maggiormente vivibili.
Questi paesi sono inaccessibili a precari e immigrati.
La vocazione di questi paesi è essenzialmente residenziale e vi sono imprese produttive e commerciali.
Gli abitanti di queste zone sono appartenenti ai lavoratori dei servizi, al ceto medio imprenditoriale: da quelli dirigenziali a quelli impiegatizi.
Questa zona è particolarmente contesa dai grandi centri commerciali, dalle grandi multisale cinematografiche, e da tutti quei servizi del terziario che necessitano di grandi spazi e di vicinanza alle vie di comunicazioni principali.
Il costo al metro quadro è molto più contenuto che in centro città, e al contempo c’è l’accesso all’autostrada e alla tangenziale.
Questi paesi sono maggiormente vivibili rispetto alla semiperiferia, ma sono spesso diventati degli eleganti paesi dormitorio. Il lavoro come la vita extralavorativa dei suoi abitanti è legata al centro città.
– Una fascia esterna, rappresentata dai comuni situati ai confini della periferia della Provincia, sia in pianura che sugli appennini.
Qui risiedono lavoratori a basso reddito che possono beneficiare dei minori prezzi abitativi e dei beni di consumo, sono presenti alcune unità produttive, e la vita sociale dei comuni si presenta unicamente come zone dormitorio.
Di particolare rilievo è la presenza dei migranti.
…e ritorno!
Come abbiamo accennato, le trasformazioni che hanno colpito la provincia di Bologna sono state molte.
Cerchiamo di riassumerle e di vedere i futuri sviluppi.
Il centro si è svuotato di abitazioni e botteghe per via della rendita. Al loro posto hanno trovato spazio i centri direzionali pubblici e privati.
Gli unici abitanti che permangono in centro sono gli studenti universitari e i ceti possidenti.
Questo processo continua e sta strabordando oltre le mura: molti centri direzionali vengono ormai spostati fuori.
Per enunciarne alcuni: il comune di Bologna (di recente trasferito), la Regione e la Fiera di Bologna, Unipol, Cna, Rai regionale, Ministero delle Finanze, Unicredit, una parte della facoltà universitarie.
Il processo continuerà: ci sono stati almeno due progetti di spostamento dello stadio.
Il resto della provincia ha visto, in generale, la separazione tra luoghi di lavoro e abitazioni. Il luogo di lavoro non è più in prossimità dell’abitazione: ciò comporta una maggiore importanza per i mezzi di trasporto e per la viabilità.
Le contraddizioni a Bologna
La trasformazione che sta subendo Bologna può essere sintetizzata con una frase: la nascita di una area metropolitana.
La prima differenza con la precedente Bologna è che nessuno lavora più dove abita. Nel centro storico lavorano le classi medie che abitano in provincia; nei comuni della provincia lavorano i lavoratori della periferia cittadina.
Dalla periferia cittadina partono i lavoratori verso le aree industriali o dei servizi collocate nella prima cerchia dei comuni limitrofi a Bologna.
Nell’ultima fascia dei comuni abbiamo uno spostamento verso le medesime aree industriali e di servizi sopra descritte.
– Centro cittadino (lavoratori in entrata dalla prima fascia dei comuni e dalla periferia)
– Quartieri popolari del Comune di Bologna (lavoratori in uscita verso il centro e la prima fascia dei comuni in periferia)
– Prima fascia dei comuni in provincia (lavoratori in entrata dai quartieri popolari di Bologna e dalla seconda fascia dei comuni in provincia, lavoratori in uscita verso la città di Bologna)
– Seconda fascia dei comuni in provincia (lavoratori in uscita verso la prima fascia dei comuni in Provincia)
Questo porta a sovraccaricare delle strutture della viabilità pensate per una città molto più “statica”, in cui non fossero presenti questi flussi di traffico.
La seconda contraddizione è tra precari, immigrati e lavoratori a basso reddito e il resto della città. Questi sono quelli che maggiormente sopportano il peso della rendita urbana. Le loro condizioni di precarietà li porta ad vivere in aree ad alta densità, favorendo le operazioni edilizie speculative. Questa contraddizione è particolarmente forte nel centro città, dove si trovano a stretto contatto studenti a basso reddito con le classi medie che lavorano nella stessa zona e con i ricchi che vi abitano.
Scheda 1. Composizione di classe e mobilità
Bologna si caratterizza per un alta mobilità lavorativa in entrata e uscita.
La città di Bologna presenta una composizione interna per addetti:
– periferia: 34.163 industria, 1.309 agricoltura, 20.000 commercio, 79.000 altre attività-servizi, con un totale di addetti di 135.000.
– centro storico: 2777 agricoltura, 3.900 industria, 2888 commercio servizi 17.598, con un totale di addetti di 24.000.
La composizione sociale di Bologna rispetto ai quartieri segue una linea decrescente tra il picco che si manifesta nei quartieri sui colli e una fine rispetto alla periferia che si sviluppa in pianura, seguendo inoltre le linee della via Emilia.
La porzione di addetti all’industria nella quasi totalità lavora fuori dal comune di Bologna, prevalentemente nella aree industriali dei paesoni dei comuni limitrofi.
La stessa cosa avviene anche se in numero minore tra gli addetti del commercio e dei servizi.
Nel centro storico, una porzione di addetti ai servizi risiede adiacente al luogo di lavoro. Tuttavia per coprire il numero di lavoratori adibiti ai servizi e al commercio nel centro storico e nella prima zona periferica assistiamo ad una mobilità in entrata, legata a lavoratori che risiedono nei comuni adiacenti a Bologna.
L’hinterland
I paesi adiacenti a Bologna da noi considerati, (prendendo lo sviluppo dai colli verso la pianura e la via Emilia) sono: San Lazzaro, Casalecchio di Reno, Zola Predosa, Anzola, Calderara di Reno, Castel Maggiore, Caste- naso, Budrio.
Questi comuni presentano dati omogenei tra loro, basti pensare al dato Irpef medio annuo che va dai 25.754 euro di San Lazzaro ai 21.329 euro di Budrio.
L’oscillazione tra quartieri nella sola Bologna rispetto al dato Irpef è di quasi il 70% tra i quartieri siti sui colli e quelli che si sviluppano in pianura.
Il numero di abitanti oscilla tra un massimo di 35.000 residenti del comune di Casalecchio di Reno agli 11.500 di Anzola.
La composizione degli abitanti di questi paesi è di addetti prevalentemente legati ai servizi che si riversano nella città di Bologna, dando vita ad una mobilità verso l’interno. Casalecchio di Reno e San Lazzaro, entrambi con 6.500 pendolari quotidiani, sono i comuni della provincia bolognese che registrano i maggiori flussi verso Bologna.
Ma questi paesi hanno anche una forte presenza industriale e di grandi distretti commerciali, che va da un massimo di 768 aziende industriali a Zola Predosa, alle 357 di Anzola, l’occupazione legata all’industria quindi oltre ad utilizzare quote di residenti, si basa prevalentemente su lavoratori che vengono o dalla zona periferica della città di Bologna o dalla successiva rete di paesi ai margini del confine della provincia di Bologna, sia rispetto alla montagna che alla pianura.
La cerchia di paesi alla estrema periferia della provincia (fascia monta- na/appenninica e bassa pianura), è uno dei maggiori bacini di residenti extracomunitari.
L’incidenza dei migranti rispetto alla popolazione italiana, è praticamente coincidente in questi paesi con quella che abbiamo nella zona periferica della città di Bologna (Marzabotto ha una incidenza del 11%, Crevalcore del 12% con Bologna al 10%; il medesimo dato cala invece drasticamente se si considera la cerchia dei primi paesi adiacenti a Bologna con San Lazzaro al 5%). Il diverso contesto immobiliare, presente in questi paesi offre agli immigrati stranieri soluzioni abitative meno costose, più contenute e sostenibili economicamente.
C’è quindi una porzione di lavoratori che subisce una mobilità dal centro verso l’esterno (dalle zone periferiche della città verso la prima rete di paesi) e una dall’esterno verso il centro (dai paesi montani e pianura verso la prima rete di paesi).
Scheda 2. I nuovi interventi di trasformazione-viabilità urbana
L’assetto urbano della città subisce una forte modificazione, in questi anni abbiamo visto l’avvio di una stagione di grandi operazioni.
Sul piano amministrativo si è dato vita al Piano Strutturale Comunale (PSC) di cui nel febbraio 2007 è stata approvata dalla Giunta la proposta definitiva.
“Bologna città di città”: con questa immagine il PSC esprime la volontà di “valorizzare” precise parti del territorio dove si concentrano progetti, politiche e azioni, e alla cui trasformazione è affidata la modificazione del capoluogo e dell’area metropolitana.
Il piano strutturale non coinvolge in maniera uniforme il territorio, ma concentra e diversifica gli interventi individuando “7 Città”: la città della Ferrovia, quella della Tangenziale, della Collina, del Reno, del Savena, della Via Emilia Ponente, della Via Emilia Levante.
Gli interventi urbanistici riguardano da un lato la creazione di due importanti poli integrati (con massicce dosi di residenza) basati su nuovi insediamenti universitari (Navile e Bertalia-Lazzaretto), e dall’altra il rafforzamento di alcune attrezzature fondamentali per la città: in primis la stazione e poi la Fiera, l’interporto e l’aeroporto.
Le opere di trasformazione urbana si inseriscono all’interno di un quadro di importanti interventi sul telaio infrastrutturale:
I progetti
Tra i principali investimenti che riguardano la città dal punto di vista della accessibilità/mobilità:
– le due tratte ferroviarie ad Alta Velocità che collegheranno Bologna a Milano e Firenze rispettivamente in 55 e 30 minuti.
La rete ferroviaria nazionale ha in Bologna il principale nodo di smistamento: tra le principali linee di comunicazione Nord-Sud soltanto la linea tirrenica Genova-Roma non attraversa lo scalo bolognese.
La stazione di Bologna Centrale è attualmente la quarta in Italia per traffico passeggeri ed è uno dei maggiori scalo merci d’Europa (per lungo tempo il primo in assoluto).
– il Passante Autostradale Nord (una nuova bretella di 40 km) quale soluzione di lungo periodo del nodo stradale e autostradale di Bologna.
È una problematica molto sentita quella legata alla congestione delle reti di trasporto stradale, in particolare della tangenziale (tratto bolognese della A14).
Negli anni ottanta e novanta, la Società Autostrade ha dato corso all’ampliamento a tre corsie dell’autostrada Bologna-Bari tra l’interconnessione con l’autostrada A1 e il casello di Rimini Nord, con l’esclusione del tratto urbano bolognese a seguito della decisione degli enti locali di soprassedere all’intervento ma in corrispondenza della città vi è una strozzatura che costituisce (insieme alla tangenziale di Mestre) uno dei più penalizzanti “colli di bottiglia” del sistema autostradale italiano
- la complanare da San Lazzaro e Castel San Pietro e il progetto di Trasversale di pianura.
- la linea 1 della Metrotranvia che unirà il Quartiere fieristico con la Stazione centrale FS, il centro storico, l’ospedale Maggiore e Borgo Panigale; avrà una lunghezza di 11,8 km, di cui 6,5 km in galleria.
- il People Mover, navetta su monorotaia che permetterà il collegamento automatico in nove minuti tra l’aeroporto e la stazione centrale con una sola fermata intermedia nel nuovo insediamento urbano-universitario Bertalia-Lazzaretto.
- la filovia a guida vincolata (Sistema “Civis”) fra S.Lazzaro e Stazione FS.
Inoltre, per far fronte nel medio periodo al congestionamento della tangenziale, è in programma un progetto di potenziamento che prevede l’ampliamento della corsia di emergenza.
Questi progetti di cui oggi assistiamo a dei vistosi rallentamenti dovuti all’instabilità del quadro economico, provocato dai processi di crisi in atto, sono il tentativo da parte del capitale di valorizzare il territorio e di trasformarlo in una nuova dimensione metropolitana. La città adagiata sui colli in questo senso non esisterà più.
I tempi attuativi, possono risentire di determinati ritardi, tuttavia il progetto complessivo va avanti.
La congestione delle reti
I problemi di viabilità, che portano ad una congestione delle reti di trasporto spesso derivano da una forte mobilità legata al lavoro, lo sviluppo urbano e produttivo è stato disomogeneo, creando quindi flussi in entrata e uscita, che intasano le arterie stradali.
La distanza dal luogo di lavoro rispetto alla residenza è una costante che investe praticamente tutti i settori (industria, servizi, commercio).
I problemi relativi all’ampliamento della tangenziale, degli assi attrezzati, della rete ferroviaria urbana sono oggi una parte centrale della città di Bologna che va verso ad una nuova dimensione metropolitana.
Questo sviluppo accorcerà i tempi tra le diverse fasce della provincia di Bologna, e di fatto creerà uno “spazio urbano” diversificato ma al tempo stesso collegato.
CREDITS
Immagine in evidenza: Via Luigi Viestri – Bologna
Autore: Franco Consoli, 26 luglio 2018
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