Editoriale di Contropiano Anno 2 n° 3 – 21 aprile 1994
Le elezioni del 27 e 28 marzo hanno segnato una svolta storica, non tanto e non solo sul piano istituzionale quanto sul piano sociale e politico, adeguando così l’Italia al quadro internazionale che si è determinato dopo il ’89.
Si è passati infatti da una situazione sostanzialmente stabile e gestibile da parte di tutti i soggetti politici in campo, attraverso le varie forme del consociativismo, ad una fase in cui nessuno, nemmeno le forze “vincenti”, ha garanzie sulla riuscita dei propri progetti.
Si potrebbe dire che si manifesta con forza l’irrazionalità dello sviluppo capitalistico della nostra società, il quale sta imponendo sul piano politico il passaggio da una “guerra di posizione” a una “guerra di movimento”.
Gli effetti che tutto questo produce sono molteplici e radicali:
- Crolla in modo quasi definitivo la credibilità del progetto PDS, il quale ha dimostrato con la sua sconfitta l’impossibilità di governare. Inchiodato come è stato su quel 33% dei voti, che resta da venti anni il suo massimo storico, nonostante l’essersi venduto “l’anima al diavolo” per andare al governo.
- Si modificano i gruppi dirigenti del paese determinando un abbassamento di qualità della capacità di gestione del potere. Il gruppo dirigente della DC, in quasi 50 anni di “arte di governare”, aveva dimostrato una grande capacità di gestione del conflitto politico e sociale che la nuova destra non possiede, nonostante l’esteso trasformismo in corso nei vecchi apparati.
- La “nuova destra” diventata forza di governo non è progettuale, in quanto gli interessi sociali che esprime da sola non la rendono capace di gestire lo sviluppo di questa società. Inoltre, le destre sono fortemente contraddittorie al loro interno. Questo, potrà determinare una forte instabilità se il governo di destra non saprà trovare un compromesso con la destra “progettuale”, cioè Confindustria e capitale monopolistico italiano, che si muove su uno scenario europeo ed internazionale.
- Con queste dinamiche, il PDS e i suoi satelliti (Verdi, AD ed ora anche la Rete) sono spinti violentemente al “centro”, tanto da configurare per il futuro un confronto elettorale tra la destra e un blocco di centro-sinistra. Questa situazione, nel medio periodo, manda in congedo quell’area del “genio pontieri” che tanto spazio e ruolo ha avuto nella sinistra in questi ultimi venti anni. Ci riferiamo al Manifesto, a Ingrao ed a parte di Rifondazione Comunista che, con professionalità, hanno lavorato a fondo per non fare emergere un polo politico della sinistra di classe autonomo dal PCI/PDS. Il “ponte” che questa volta dovrebbero costruire è troppo lungo e la “professionalità” fino ad oggi dimostrata non appare più proporzionata alle possibilità.
- Le dinamiche in corso nel nostro paese stanno assumendo caratteristiche molto simili a quelle realizzatesi nei paesi dell’Europa dell’Est. Scontando le differenze tra queste situazioni, è chiaro però che stiamo andando verso una fase di devastazione sociale profonda e di sommovimenti nei settori colpiti.
Il quadro generale descritto produrrà inevitabilmente degli effetti sui meccanismi democratici del nostro paese, imprimendo una forte spinta all’autoritarismo e alla repressione. Dunque, per l’opposizione politica, per i movimenti sociali, per la sinistra “non riformista”, i tempi non saranno facili né è possibile sottovalutare che di fronte ad una ripresa dei fascisti si prevedano momenti di scontro molto duri.
Paradossalmente però, se sul piano concreto è prevedibile un peggioramento della situazione, sul piano politico si aprono degli spazi dovuti alla crisi storica del riformismo, spazi che riguardano settori politici e sociali che dovremo saper analizzare ed interpretare con intelligenza e correttezza.
Nelle analisi avanzate sin dal primo editoriale di Contropiano (aprile ’93) avevamo individuato un processo di separazione che agiva nella sinistra, partendo dall’acuirsi dello scontro di classe e che poi si riversava sul piano politico scomponendo e ricomponendo i vari settori politici e sociali. Il problema che ci eravamo posti allora, e che ci si ripropone adesso, è come rendere cosciente tale sviluppo affinché si possa manifestare in modo maturo. Infatti, l’errore più grande sarebbe quello di ripetere i meccanismi schematici e gruppettari degli anni ’70 senza capire che la radicalità che oggi va espressa è quella della difesa dei diritti e dei bisogni materiali dei settori di classe investiti dalla crisi. Il risultato delle elezioni politiche ci sembra confermare in modo chiaro le tendenze di fondo che avevamo individuato.
Dunque, è questa la sfida che proponiamo di accettare contro la destra, indipendenti da ogni influenza politica dei riformisti, emancipati dalla immaturità e dalla inadeguatezza politica che ha caratterizzato gran parte della sinistra di classe e dei comunisti in Italia. Certamente il problema centrale resta il come tale processo confermi in modo chiaro le tendenze di fondo che avevamo individuato. Da questo punto di vista, Contropiano intende contribuire attraverso le pagine del giornale, fare intervenire gli altri compagni, dare un contributo che ci auguriamo si riveli utile e razionale con un documento politico che uscirà a Maggio, in cui cercheremo di fornire motivazioni ed organicità alle nostre analisi, posizioni e proposte.