in Contropiano Anno 1 n° 3 – 22 settembre 1993
Riproduciamo ampi stralci dell’intervento di inaugurazione del 4° Foro di Sao Paulo da parte del compagno José Ramon Balaguer, responsabile dell’Ufficio Internazionale del Partito Comunista Cubano.
Quando tre anni fa il Partito dei Lavoratori del Brasile accolse l’idea di convocare quello che è stato l’incontro di fondazione di questo Foro, pochi si auguravano che questo trascendente spazio di scambio di opinioni ed esperienze sulla realtà del continente e del mondo, così come le espressioni di reciproca solidarietà, potesse raggiungere le grandi potenzialità che abbiamo oggi.
L’avverso scenario internazionale che precedette e seguì il Primo Incontro, le diverse e varie reazioni che produsse nella sinistra latinoamericana e caraibica la dissoluzione del cosiddetto “socialismo reale europeo”, in particolare la scomparsa dell’URSS e del PCUS, il trionfalismo imperialista derivato da questi avvenimenti, così come alcuni sviluppi negativi del movimento rivoluzionario, popolare, democratico e antimperialista della regione, sembravano presagire che la primogenita esperienza del Foro de Sao Paulo si rivelasse una iniziativa carente di continuità.
Gli incontri in Messico e in Nicaragua, nonostante la loro complessità specifica, uniti al crescente interesse di diverse forze politiche dentro e fuori la regione per questa esperienza, si sono incaricati di sconfiggere rapidamente questa percezione pessimista…
Una discussione aperta e senza escludere nessuno
La più ampia democrazia nel funzionamento del Foro e di tutte le sue strutture deve garantire che esse esprimano la diversità di interessi e opinioni che esistono nelle nostre file. Tutti dobbiamo affrontare uniti le logiche difficoltà che implica la crescita dei nostri membri con la convinzione che, in ogni caso, esse saranno sempre minori delle conseguenze del settarismo e della chiusura.
Nessuno può né deve proclamarsi padrone di una inesistente ed unica verità.
Le certezze sulla situazione del continente e su ognuno dei temi della discussione sorgeranno sicuramente dalla analisi di tutte e ognuna delle esperienze teorico-pratiche, così come dal bilancio critico e autocritico delle molteplici prove realizzate da tutte le organizzazioni partecipanti.
La delegazione del Partito Comunista di Cuba che mi onoro di presiedere è disposta ad apportare le nostre elaborazioni ed esperienze, ma viene soprattutto preparata per apprendere dai punti di vista e dalle elaborazioni esterne.
Questa linea di condotta non obbedisce solo al sano e naturale desiderio di garantire il risultato di un evento del quale siamo organizzatori, ma dalla più profonda convinzione che la drammatica realtà dell’America Latina e dei Caraibi esige da ognuno di noi una più forte capacità critica e creativa.
Una soluzione antimperialista e anticapitalista è realistica
La crisi dei modelli teorici e pratici che sono stati di riferimento per alcuni partiti e movimenti membri del Foro, insieme alla persistenza dell’offensiva imperialista contro i nostri popoli, richiedono, oggi più che mai – come ha detto il compagno Fidel Castro – a tutti noi di esercitare il dovere e il diritto di inventare nuove ed originali soluzioni di fronte ai problemi che la realtà pone alle nostre lotte e alle nostre aspirazioni.
Senza abbandonare la nostra più cara utopia, tutti siamo costretti ad individuare in ogni congiuntura e in ogni momento specifico i percorsi pratici che, prima o dopo, permetteranno di materializzare i nostri progetti di trasformazione economica, politica, sociale, etica e culturale.
La diagnosi della realtà, della strategia, della tattica, i contenuti e le forme delle nostre lotte, la caratterizzazione delle sue forze motrici, dei suoi soggetti e attori sociali e politici, devono essere, senza dubbio, arricchite e attualizzate, ma senza abbandonare, a nostro avviso, il carattere antimperialista e anticapitalista delle soluzioni alternative che richiede ognuno dei nostri paesi. Questa affermazione – come ha sostenuto la delegazione del nostro partito nel 3° Incontro a Managua – non è il frutto di uno sterile ideologismo ma sorge dall’analisi della realtà mondiale e in particolare del nostro continente.
L’America Latina e i Caraibi sono oggi un continente ipotecato e subordinato a nuove e perverse forme di sfruttamento neocoloniale, agli interessi del capitale finanziario internazionale e in modo particolare del capitale finanziario nordamericano associato ai settori egemonici delle classi dominanti interne, all’impagabile debito estero che, così come la retorica ideologica e pratica del neoliberismo, del libero commercio, della minimizzazione dello Stato, della democrazia senza definizioni e della fine della storia, si è trasformato in potente strumento economico ed extraeconomico per subordinare, privatizzare, denazionalizzare e decapitalizzare le nostre nazioni e per smobilitare e atomizzare i soggetti politici e sociali chiamati a costruire le soluzioni alternative…
Le sfide per il movimento popolare e rivoluzionario in America Latina
Le democrazie latinoamericane esistenti, nonostante i loro vantaggi in rapporto ai governi dittatoriali del decennio precedente, sono caratterizzate dall’inequità e dall’ingiustizia sociale. Alcune di esse sono coinvolte nella corruzione politica e morale e con l’impunità che protegge gli assassini di ieri e di oggi, così come i violatori sistematici di tutti e ognuno dei più elementari diritti umani. I governi di turno cedono tutti i giorni quote di sovranità agli organismi finanziari internazionali e alle istituzioni multilaterali egemonizzate dai detentori del cosiddetto “Nuovo Ordine Mondiale”. Gruppi tecnoburocratici non eleggibili usurpano la volontà dei cittadini. La corruzione del potere giudiziario immobilizza la giustizia e ricrea l’inequità e l’impunità.
In vari paesi è presente un sistema di partiti fossilizzato, sclerotizzato, che limita le possibilità di aggregazione politica per esercitare la intermediazione tra i settori sociali che affermano di rappresentare lo Stato. Affrontare e superare questa situazione per accumulare forza in mezzo alla sfavorevole realtà internazionale oggi esistente e senza essere intrappolati dalla logica delegittimante del sistema imperante, è una delle maggiori sfide che oggi ha il movimento popolare e rivoluzionario. In modo particolare ciò riguarda quei partiti, organizzazioni o fronti che sono in grado di optare nel breve o nel medio periodo per il governo e per parti del potere nei loro rispettivi paesi.
Molti problemi e domande si porranno a tale riguardo. Molte soluzioni pratiche e concrete dovranno essere elaborate tenendo conto della situazione di ciascun paese. Ci auguriamo che il nostro intenso scambio di idee nei prossimi giorni contribuisca a chiarire ancora meglio gli assi teorici e pratici che permettano di affrontare le sfide che tutti abbiamo davanti. È questa la aspettativa di tutti coloro che seguono con rafforzata speranza le nostre deliberazioni e i nostri compiti…
(i titoli sono una aggiunta redazionale)