Giacomo Marchetti – Rete dei Comunisti
Dal 18 al 22 luglio si è svolto a Torre di Paestum presso il camping “La Giara” la terza edizione del Sierra Maestra Camp, il campeggio giovanile organizzato da Cambiare Rotta e da OSA.
Dopo il campeggio sugli Appennini bolognesi del 2022 e quello nel grossetano del 2023 anche quest’anno alle iniziative politiche si sono alternati i tavoli di lavoro e le formazioni, ed a queste tipologie di attività si sono affiancati momenti ludici e svago in spiaggia e a due passi dal mare.
Circa trecento persone complessivamente hanno affollato questo campeggio a due passi dal Cilento che ha permesso ai compagni e alle compagne di queste organizzazioni giovanili di incontrarsi non all’interno di una scadenza di lotta generale od una assemblea nazionale, ma in un momento in grado di coniugare la discussione politica tout court a diverse forme di socialità: da un pasto serale consumato insieme ad una festa danzante fino a notte fonda, da un tuffo al mare alle prolungate discussioni “informali” tra tende e gazebo.
Anche quest’anno il campeggio è stato un punto di snodo tra il bilancio dell’intensa attività, prevalentemente nelle scuole e nelle università, facendone emergere i tratti salienti ed un rilancio dell’iniziativa politica dell’autunno per cominciare a delineare collettivamente l’agenda a venire, prefissandone gli obiettivi e sviluppare un metodo condiviso.
Un momento condiviso con tanti e tante compagni e compagne di strade che hanno portato i loro saluti e sono intervenuti al campeggio da Potere al Popolo all’Unione Sindacale di Base, dal movimento per al diritto all’abitare di Roma alle lotte ecologiste, dall’ex-Opg all’UDAP e, ovviamente, la Rete dei Comunisti.
Un intenso anno politico dentro la crisi del MPC
Se il movimento della Lupa a Roma e le mobilitazioni contro gli omicidi sul lavoro in PCTO avevano fatto emergere pubblicamente gli scorsi anni la condizione studentesca dentro la scuola-gabbia, le mobilitazioni sulla Palestina quest’anno hanno reso evidente il profilo delle università italiane come anello debole della catena del complesso militare-industriale.
In generale, scuole e università per le nuove generazioni di militanti di OSA e Cambiare Rotta sono divenuti veri e propri campi di battaglia in cui incominciare a tracciare ed a sedimentare un’ipotesi organizzativa dentro lo sviluppo della contraddizione tra aspettative e realtà che contraddistinguono una generazione cresciuta dentro la crisi del modo di produzione capitalistica.
Il manifestarsi dell’infarto ecologico del pianeta, la criminale governance dell’emergenza pandemica, l’affermarsi della guerra come principio di regolazione dei conflitti internazionali, la brutale emersione della questione sociale e del cuore di tenebra coloniale del blocco euro-occidentale, la trasformazione della democrazia rappresentativa ad un significante vuoto, sono tutti aspetti dell’educazione sentimentale della “generazione Z”.
É difficile sintetizzare un anno di intensa attività, ma è chiaro che andando più vicini nel tempo tre sono i momenti qualificanti che hanno caratterizzato l’agire politico degli ultimi mesi: l’intifada studentesca iniziata con le occupazioni negli Stati Uniti a metà aprile e sviluppatesi poi in tutto il mondo, il forum organizzato da OSA e CR del 18-19 maggio a Roma “Per una nuova formazione pubblica in una nuova società” e la mobilitazione nazionale nella capitale del primo giugno contro il governo Meloni.
Bisogna ricordare che all’indomani del 7 ottobre sia OSA che Cambiare Rotta avevano preso una posizione di sostegno della Resistenza Palestinese senza “se e senza ma”, Una posizione coerente ribadita in diverse piazze il 25 aprile con lo slogan: antifascismo è antisionismo.
Organizzazione dinamica e prassi dialettica
In questi anni, OSA e CR hanno saputo interpretare dinamicamente lo sviluppo delle contraddizioni del corpo studentesco offrendo una visione del mondo radicalmente differente dagli apparati del dominio ideologico, incominciando a strutturare una identità comunista marcatamente di classe ed internazionalista, e agendo momenti di rottura con lo status quo che hanno avuto la morbosa attenzione degli apparati statali e degli scribacchini al loro servizio.
Il forum di 2 giorni a Roma organizzato dall’Opposizione Studentesca d’Alternativa e dall’Organizzazione Comunista – Cambiare Rotta aveva già marcato un “salto di qualità” nella sistematizzazione dell’analisi teorica e nella possibilità di riscrittura collettiva di una proposta politica complessiva rispetto agli “apparati formativi” nel nostro paese.
Una analisi ed una proposta elaborata nel corso di un’attività politica pratica pregressa che si è confrontata soprattutto con il corpo studentesco, e le sue mutazioni, scontrandosi con le storture prodotte dalla ristrutturazione, a guida UE, del comparto formativo.
Una trasformazione eseguita pedissequamente attraverso le “riforme al contrario” che si sono succedute sia con i governi di centro-destra che di centro-sinistra, in una sorta di emulazione competitiva scimmiottesca dei desiderata della borghesia continentale a trazione franco-tedesca rispetto ad un paese della periferia integrata come l’Italia, secondo la logica di scambio ineguale tra centro e periferia. Una logica che regola lo sviluppo capitalistico anche in ambito formativo.
L’attività di OSA/CR è stata realizzata dopo avere impostato il lavoro alla luce della configurazione che aveva assunto il comparto dentro un processo di mutazione genetica, sia per quanto riguarda l’educazione “secondaria”, scuole medie superiori, che l’istruzione “terziaria” cioè università/ricerca.
Una mutazione genetica avvenuta attraverso una vera e propria cesura con quello che era il risultato – in ambito formativo – del più lungo e radicale processo di organizzazione di classe e di conflitto sociale nell’Europa Occidentale tra la fine degli Anni Sessanta e l’inizio degli Anni Ottanta e che aveva nella pratica realizzato, e per certi versi superato, i contenuti espressi nella carta costituzionale.
In soldoni il progetto core della UE era fare diventare il comparto formativo una anello della filiera della catena del valore dentro la divisione del lavoro prospettata dall’Unione, ridisegnandolo secondo i paradigmi dello Scientific management sia dal punto di vista della filosofia competitiva e dell’organizzazione aziendale che la permeano, nell’ottica del grado zero del conflitto, esattamente come venivano riconfigurate le relazioni industriali complessive nel mondo del lavoro.
Per descrive la scuola possiamo usare la metafora del “rete di tubi di vetro progressivamente biforcanti” dove flussi di corpi/menti vengono immessi per essere trasformati senza che questo processo debba conoscere rallentamenti o preveda attriti, all’interno di una gamma di terminali d’uscita che va dall’eccellenza allo scarto in un chiaro rapporto di inversione proporzionale.
La scuola neo-liberista ha cristallizzato le diseguaglianze di classe, divenendo un ganglio della riproduzione sociale complessiva, dove una frazione minoritaria del corpo studentesco mantiene i privilegi della propria classe d’appartenenza a discapito di tutti gli altri.
L’iniziativa di OSA/CR è stata in grado – anche in assenza di mobilitazioni di massa – di sedimentare comunque un corpo non solo di attivisti e di attiviste, ma di quadri con funzione di massa in grado di orientare e di dirigere momenti significativi di lotta nel contesto di letargia complessiva – ma non totale – del corpo di classe facendo breccia nei punti di maggior accumulo delle contraddizioni. É stata poi in grado di promuovere e di essere protagonista quando l’azione degli studenti è diventata, in Occidente, da semplice elemento di criticità a punto di caduta della sovra-struttura ideologica dell’attuale modo di produzione capitalista.
Le riflessioni e il rilancio che sono stati sviluppati nel campeggio hanno potuto attingere da corpo vivo di esperienze maturate dentro la soggettività studentesca nel suo passaggio da “forza lavoro in formazione” a segmento sociale inserito nei processi di valorizzazione capitalistici già nel suo percorso formativo, all’interno di una società scolastica che affermava i suoi lavori “liberali” tanto quanto comprimeva i margini di libertà effettivi.
Un processo che ha trasformato il comparto in un laboratorio di compenetrazione tra gli apparati di controllo/repressivi – modellati sui paradigmi delle “istituzioni totali” – e di riproduzione dell’ideologia dominante, e dove la selezione di classe nella biforcazione dei processi formativi avviene sempre più a monte.
Dentro la carne viva di queste contraddizioni è maturata un’esperienza organizzata con un bagaglio teorico in grado idealmente di “rovesciare il mondo rovesciato” ed in prospettiva di trasformare l’ideologia in forza materiale per una parte non trascurabile del corpo studentesco.
Un’attività che ha già trovato sinergie all’interno del comparto, prima con il sindacalismo conflittuale presente nella scuola/università/ricerca a cominciare dall’Unione Sindacale di Base, sia con quelle porzioni del personale docente sensibili alle trasformazioni epocali del settore, alle istanze studentesche in quanto tali nella loro relazione con la società che li circonda e nei riflessi che si riverberavano dentro le scuole e le università.
Queste sinergie dovranno trovare uno sbocco in una più articolata piattaforma che metta insieme un “fronte amplio” in grado di smontare ed in prospettiva ricostruire il sistema scolastico nel suo complesso.
Da anello di congiunzione ad anello di collisione
In questo contesto dentro il mondo della scuola (in particolare nelle università), grazie all’azione studentesca organizzata, è stato prodotto una sorta di “anello di collisione” dove si sono scontrati nel processo di accelerazione della dinamica capitalistica complessiva nella competizione tra blocchi, da un lato le aspirazioni studentesche e dall’altro la realtà di un modo di produzione in crisi.
Un collider realizzato grazie allo sforzo organizzato di piccoli “nuclei” – talvolta singoli individui orgogliosamente comunisti affiancati dall’organizzazione – che hanno abbracciato la militanza come stile di vita.
Come è stato ribadito al campeggio ci sono spazi per una battaglia culturale da generalizzare contro le frottole della narrazione dominante in cui l’evidente frattura generazionale può divenire rottura politica in grado di allargarsi alla società, così come il terreno della rappresentanza studentesca diventa un percorso obbligato per divenire dentro le istituzioni scolastiche veri e propri tribuni del popolo studentesco e cerniera delle istanze inascoltate di questo.
Due aspetti di un imprescindibile lavoro di massa.
Per parafrasare una compagna che ha relazionato nella plenaria conclusiva, anche nelle situazioni più difficili dove si sviluppa l’attività studentesta: “dobbiamo essere orgogliosamente comunisti, coatti e cattivi”.