No alla difesa comune, la sicurezza è nel ripudio della guerra. L’effetto Serra nuoce alla pace
Gli eventi delle ultime settimane segnano un cambio epocale che scuote le coscienze di tutte e tutti. Di fronte agli stravolgimenti negli equilibri tra le due sponde dell’Atlantico, la classe dirigente europea sceglie di indossare l’elmetto: gettando nuova benzina sul conflitto in Ucraina, sulla pelle delle popolazioni locali.
Von Der Leyen, i governi nazionali e (quasi) tutti i leader dei principali partiti colgono l’occasione per accelerare la conversione bellica dell’economia, il dirottamento delle risorse destinate alla spesa sociale in favore della spesa militare, la militarizzazione della società. Un inasprimento delle condizioni di vita dei popoli di tutto il continente, in continuità con le politiche antipopolari portate avanti da decenni attraverso i trattati UE e con la vocazione bellicista dimostrata con l’invio di armi sui fronti di guerra. Il costo dell’economia di guerra sarà pagato dai popoli e in particolare dal nostro Sud con la sottrazione di fondi per la coesione sociale e in via trasversale secondo le intenzioni di chi nel centrosinistra propone la difesa comune. La retorica democratica e dei diritti umani con cui si giustificano le scelte di guerra è pura propaganda. La realtà mostra la complicità con il genocidio del popolo palestinese, la repressione contro il popolo curdo, le politiche contro i migranti.
L’appello alla mobilitazione lanciato da Michele Serra ripropone di fatto intorno alla bandiera europea la convergenza strutturale tra i piani del governo Meloni e di tutto l’establishment nazionale nel tentativo di mantenere un gioco delle parti che continui a soffocare la reale spinta popolare per la pace.
Costruiamo una mobilitazione alternativa in piazza Barberini, che indichi la possibilità di lavorare assieme per la pace, il welfare, la salvaguardia della democrazia e contro la repressione e la limitazione delle libertà prevista da vecchi e nuovi pacchetti sicurezza.
Convergiamo con tutte le bandiere della pace, con quelle delle nostre lotte, con le bandiere della Palestina e di tutti i popoli oppressi. Teniamo fuori tutti i simboli che oggi vengono usati per spingerci alla guerra.
Prime adesioni:
- Potere al Popolo
- CRED – centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia
- Unione Sindacale di Base
- Movimento Migranti e Rifugiati
- Movimento per il diritto all’abitare – Roma
- Centro Internazionale Crocevia
- Donne De Borgata
- PCI
- ARCI Roma
- Partito della Rifondazione Comunista
- Ex OPG je So’ Pazzo
- Csoa Macchia Rossa
- Cambiare Rotta – organizzazione giovanile comunista
- OSA
- Collettivo Autorganizzato Univeristario
- Studenti Autorganizzati Campani
- Contropiano
- Comitato Primo Giugno
- Prospettiva Unitaria
- Rete dei Comunisti
- JVP Sri Lanka – Comitato in Italia
- Circolo Arci GAP
- Circolo Arci Pietralata
- Circolo Arci Differenza Lesbica
- Statunitensi per la pace e la giustizia
- ATTAC Roma
- Comunità Palestinese d’Italia
- Giovani Comunisti
- Circolo Arci Canapé
- Comitato Pace e non più Guerra
- Comitato con la Palestina nel Cuore
Prime adesioni individuali:
- Nicoletta Dosio
- Angelo D’Orsi
- Enrico Calamai
- Elisabetta Valento
- Cristina Rinaldi
Elenco in aggiornamento. Per aderire:
15marzo.noriarmoue@gmail.com
