| english | italiano |
La Rete dei Comunisti condanna la feroce repressione in atto in Cile e da la sua solidarietà alla lotta del popolo cileno, vessato da decenni di politiche neoliberiste, e a tutti i popoli dell’America Latina in lotta
Diciotto morti, migliaia di arrestati, stato di emergenza in numerose città (ovvero coprifuoco e divieto di assemblea e manifestazione), più di 10.000 militari nelle strade – la prima volta dalla fine della dittatura di Pinochet nel 1990: questa è stata la risposta iniziale del governo di Piñera alle gigantesche manifestazioni di protesta, provocate dall’aumento del biglietto della metro ma causate da ragioni più profonde. Il Cile infatti, nonostante sia uno degli stati più ricchi del Sud-America, è anche uno dei più diseguali. Il “PIL” cresce, ma i frutti della ricchezza non sono distribuiti: Il 60% dei lavoratori non riesce ad arrivare a fine mese ed è costretto ad indebitarsi. La violenza delle forze dell’ordine, incitate dal presidente che ha dichiarato di “essere in guerra”, hanno provocato una dura risposta da parte di una parte dei manifestanti, e ci sono stati pesanti scontri sia nel primo fine-settimana di protesta che nel giorno dello sciopero generale, il 23 ottobre.
Le mobilitazioni in Cile non sono però un fenomeno isolato, devono essere collocati all’interno di una ripresa dello scontro di classe internazionale in America Latina, che attraversa diversi paesi: l’Equador, in cui le proteste sono riuscite a rispedire al mittente il “paquetazo” di misure neoliberiste voluto dall’FMI e dal Presidente Moreno; Haiti, in cui da mesi le proteste vanno avanti quasi ininterrottamente chiedendo le dimissioni del presidente fantoccio degli USA Jovenel Moise; ma anche in Bolivia, dove il presidente Evo Morales è uscito vittorioso al primo turno e ora resiste contro i tentativi di destabilizzazione delle forze imperialiste e neoliberiste; o in Venezuela, dove il governo e il popolo resistono determinati alla guerra economica e alle sanzioni dell’imperialismo Usa e Ue. Anche in Argentina, il rampollo del neoliberismo Macri, dopo aver riportato il paese in crisi e averlo indebitato come con mai con l’FMI, scricchiola in attesa delle prossime elezioni di questa domenica.
In conclusione, la storia non è finita come volevano farci credere, e i popoli sudamericani – ma non solo – stanno in queste settimane mettendo in una crisi profonda il sistema neoliberista che credeva di tornare a fare da padrone sul continente. “Se non c’è pane per i poveri non ci sarà pace per i ricchi”.
Rete dei Comunisti