La pandemia da corona virus si è trasformata in un immenso detonatore che sta facendo esplodere tutte le contraddizioni di un sistema in crisi sistemica, di cui gli Stati Uniti sono la rappresentazione più potente e feroce. Lo stesso sta succedendo in Italia ed in Europa, dove prevale il profitto e la speculazione finanziaria di pochi sulla vita delle maggioranze, come dimostra la subalternità del governo Conte a Confindustria e lo scontro dentro l’Unione Europea sugli aiuti economici per ridurre la devastazione prodotta dal covid 19.
Negli USA di Trump è bastato l’ennesimo omicidio di un afroamericano, da parte di una polizia infestata da suprematisti bianchi e nazisti, per far insorgere milioni di diseredati, neri, bianchi, ispanici, asiatici e di tutto il caleidoscopio di etnie che caratterizzano un continente depredato dalla feroce occupazione dei “bianchi” alcuni secoli fa. Più di 17 milioni furono i nativi americani uccisi dai coloni e dalle giubbe grigie e blu degli eserciti occupanti.
Nel sistema istituzionale, economico e politico statunitense il razzismo non è una “anomalia”, ma parte costituente di un modello di dominio e sfruttamento che usa la discriminazione e la divisione tra etnie per ottimizzare i profitti delle multinazionali e di tutte le attività economiche e dei servizi.
La pandemia e la devastante crisi economica nel cuore dell’imperialismo a stelle e strisce sta unendo ciò che quel modello ha sistematicamente diviso. Una unità che spaventa l’establishment, costringendo Donald Trump a rifugiarsi nel bunker antiatomico della Casa Bianca e le polizie dei vari Stati confederati ad inchinarsi ipocritamente e strumentalmente di fronte ai manifestanti.
Nessuno di noi sa come andrà a finire quella rivolta sociale. Certo è che testimonia il progressivo declino di quello che sino a pochi anni fa appariva come la potenza dominante a livello globale.
Noi ci auspichiamo che quella immensa e salutare sommossa, innescata dall’assassinio di un altro sfruttato, si dia una organizzazione territoriale e nazionale, ma soprattutto una prospettiva politica di sovvertimento del più feroce sistema di potere esistente oggi sulla terra, che da Hiroshima e Nagasaki in poi ha insanguinato il mondo con occupazioni militari, guerre, golpe pilotati, terrorismo, rapina e distruzione di risorse naturali ed umane.Sul tema della lotta del popolo statunitense in corso, le piazze italiane in questi giorni si sono divise tra chi, come noi, porta avanti una posizione autonoma e indipendente dal quadro politico e chi ha deciso di condividere la mobilitazione con il PD, LeU e le forze sindacali e sociali afferenti a quell’area di governo, che tenta per l’ennesima volta di ricostruirsi una verginità pur gestendo politiche razziste, securitarie e antipopolari ben rappresentate dal famigerato decreto Minniti Orlando e dalle linee guida imposte dall’Unione Europea, che hanno trasformato il Mediterraneo in un cimitero di migranti e la Libia in un grande lager a cielo aperto.
La strada dell’indipendenza politica è evidentemente ancora lunga, in un paese nel quale la “sinistra” ha seminato il germe della subalternità alle politiche imperialiste di un polo europeo che conferma, nel vivo dell’emergenza epidemica, la supremazia del mercato sulla vita delle maggioranze e l’uso del razzismo in funzione del disciplinarmente del mercato del lavoro interno, ben rappresentata dal governo Conte, che ha deciso di regolarizzare “a tempo” la massa di migranti impiegati nel lavoro agricolo e in altri settori, senza alcuna alternativa se non la schiavitù del legame permesso di soggiorno / lavoro.
Oggi dobbiamo stringerci, come comunisti e internazionalisti, intorno ad un popolo che sta dando una grande prova di resistenza ed alterità contro un sistema di dominio che non cambierà sostituendo il ridicolo Trump con un altro Presidente. Il marcio sta alla radice, e si chiama capitalismo.
Di nuovo, gli sfruttati di tutto il mondo non hanno niente altro da perdere se non le loro catene.
Rete dei Comunisti