Come Rete dei Comunisti siamo al fianco del popolo cileno e ci uniamo al coro delle organizzazioni e delle associazioni nel richiedere la libertà immediata per i prigionieri politici detenuti in conseguenza alla rivolta popolare cominciata lo scorso autunno. È stato solo grazie a quell’incredibile mobilitazione popolare che si è potuto avviare il processo di revisione costituzionale, che ha visto una tappa importante nel referendum del 25 ottobre, in cui la stragrande maggioranza dei cittadini ha dichiarato di voler stracciare la costituzione erede della dittatura di Pinochet. Quella costituzione era fondata sui dogmi neo-liberisti che in Cile hanno visto il primo terreno di sperimentazione, e costituiva una gabbia ad una possibile inversione di tendenza dall’agenda anti-sociale e anti-popolare che le forze politiche che si sono alternate al potere negli ultimi 30 anni hanno continuato a portare avanti. Il suo smantellamento costituisce un tassello importante non solo nella storia del Cile, ma in quella di un continente, il Sud-America, che si trova in questi anni attraversato da un feroce scontro di classe. Il governo di Pinera, espressione degli interessi delle oligarchie e delle forze dell’imperialismo, ha cercato di impedire questo cambiamento con tutte le sue forze, attraverso una feroce repressione delle proteste popolari. Gli abusi e le violenze delle forze dell’ordine sono stati ampiamente documentati, ma finora sono solo i manifestanti, spesso giovanissimi, a subire procedimenti legali e ad affollare le carceri, nonostante la pandemia che stiamo attraversando.
Come Rete dei Comunisti esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai detenuti vittime della repressione, e al popolo cileno tutto nel suo cammino verso una società diversa.