“Il capitalismo distrugge il mondo. Una sfida per i comunisti nel XXI Secolo”
“Dopo oltre venti anni nel terzo millennio, è tempo che i comunisti di questo Paese e di quest’area del mondo si mettano di nuovo al passo con la Storia, individuando gli assi portanti del prossimo futuro nonché delle modalità con cui è possibile esercitare un ruolo attivamente rivoluzionario in questi tempi. Saper guardare al futuro è la chiave di volta per superare definitivamente la sindrome da sconfitta che ha afflitto tutta la cosiddetta “sinistra” dopo la Caduta del Muro”.
Così recita l’incipit della prima tesi che la Rete dei Comunisti porterà in discussione nella sua assemblea nazionale di inizio luglio. Una assemblea che cade al termine della fase più acuta – per i paesi occidentali –della pandemia, formidabile acceleratore di quella crisi sistemica del modo di produzione capitalistico sulla quale, in questi anni, abbiamo concentrato la nostra analisi e la nostra critica militante.
I fatti che si susseguono ogni giorno ci pare diano ragione, ancora una volta, ai fondamenti della teoria marxista sulla formazione sociale dominante e sulla sua potenziale caducità. In forme sempre originali si ripropongono ciclicamente le storture di fondo di un sistema che non riescea rispondere ai bisogni di sviluppo armonico dell’umanità, per sé e nella sua interazione con la natura e la biosfera.
La gestione criminale della pandemia è stata, e continuerà ad essere, una cartina di tornasole della condizione sociale entro la quale i vari modelli di capitalismo tenteranno di imporre, per il prossimo futuro, la continuità dello sfruttamento della mano d’opera e della natura.
Con il progressivo venir meno dei rapporti di forza determinati dalla spinta dell’Ottobre e dal potente conflitto di classe del ‘900, gli “spiriti animali” del capitale rispondono all’attuale crisiaccelerando i tempi della competizione globale, in uno scontro di tutti contro tutti,soprattutto controquei nuovi soggetti statuali – in primis la Cina – in grado di mettere in discussione l’egemonia affermatasi nella breve epoca della globalizzazione ad egemonia statunitense, seguita all’89.
In questo frangente storico i comunisti sono chiamati a dare risposte all’altezza delle sfide che hanno di fronte. L’assemblea alla quale vogliamo chiamaretutti i nostri iscritti, ma anche tutte le soggettività comuniste e conflittuali, organizzate o meno, intende proporre un confronto sulle sfide che emergono dalla crisi di egemonia del presente modo di produzione.
La “spinta propulsiva” del Socialismo, contrariamente a quanto il revisionismo della seconda metà del ‘900 aveva affermato, si sta prepotentemente riaffacciando nel XXI secolo,a dimostrazione che è possibile affrontare e sconfiggere una piaga planetaria come quella della attuale pandemia mettendo in sicurezza la maggioranza delle popolazioni e, insieme a loro, l’economia.
La pianificazione centralizzata, la difesa della salute e del welfare attraverso la mano visibile dello Stato, una concezione del mondo che mette sotto controllo lo sviluppo delle forze produttive in funzione sociale e non speculativa, hanno salvato centinaia di migliaia, se non milioni di vite dall’attacco del corona virus nei paesi che ancora si richiamano al Socialismo.
Non si tratta, per noi, di cercare “modelli” impossibili da importare, occorre piuttosto riconnettere quel filo rosso di solidarietà tra popoli che cercano vie originali, talvolta controverse e contraddittorie come nel caso della Cina o con l’esperienza rivoluzionaria di Cuba e le transizioni progressiste in corso in America Latina, per emancipare il genere umano dalla barbarie del capitalismo.
Nel quadrante geopolitico ed economico che ci compete ciò significa prioritariamente, secondo il nostro punto di vista, riannodare i fili di un conflitto che attraversa paesi e popoli posizionati sulle sponde del Mediterraneo, colpiti dalle politiche neo imperialiste dell’Unione Europea.
I temi che porteremo in discussione nell’assemblea nazionale non si fermano qui, ma spazieranno ben oltre, toccando i punti più sensibili della funzione che i comunisti possono svolgere nel più generale e complesso conflitto di classe determinato dalla continua modifica degli assetti produttivi, tecnologici e quindi sociali. Nuova composizione di classe, questione giovanile, di genere ed ambientale, conflitto e ruolo del sindacalismo di classe. Che funzione possono svolgere i comunisti nel riconnettere dialetticamente questi temi? Come possono tornare ad avere un ruolo di orientamento e, in prospettiva, di direzione del presente e futuro scontro con il nostro nemico di classe?
Come ebbe a dire il Moro di Treviri, “I filosofi hanno finora soltanto interpretato il mondo in diversi modi; ora si tratta di trasformarlo”. Questo è il compito dei comunisti, in qualsiasi contesto nel quale essi si trovino ad agire.
LE TESI POLITICHE DELLA RdC PER L’ASSEMBLEA NAZIONALE DEL 2-3 LUGLIO