Giancarlo Staffolani
Nel movimento rivoluzionario reale (secondo Lenin quello “puro” non esiste) vi sono inevitabilmente errori limiti e contraddizioni anche forti, ma alla luce del conflitto generale, bisogna scegliere sempre di seguire la tendenza della “contraddizione principale” e sostenere la sua concreta potenzialità di trasformazione.
La RdC ha come carattere e tendenza principale, rispetto ad altri soggetti comunisti in Italia, una maggiore aderenza al metodo leninista, frutto di una rilettura del “Che Fare” correttamente adeguata ai tempi:
Un Gruppo dirigente teoricamente unito, un giornale nazionale organo di direzione e orientamento, una “organizzazione di quadri” in posizione dirigente nelle organizzazioni di massa popolari, sindacali e culturali, presenti e attive nelle lotte operaie, territoriali, antifasciste e internazionaliste, con strumenti di formazione e confronto su tutti i grandi temi della nostra epoca.
La RdC dimostra in pratica come una, per ora, piccola Organizzazione di quadri e militanti con un Gruppo Dirigente coeso e preparato capace di esercitare un ruolo di orientamento politico con un giornale nazionale di buona influenza sulle masse organizzate, possa esercitare un ruolo dirigente di fatto su organizzazioni sindacali, politiche, giovanili, culturali e studentesche (USB, PaP, OSA ed altre)
Altri soggetti comunisti italiani hanno invece riproposto il modello “di massa a pioggia” scimmiottando il vecchio PCI in versione ridotta, finendo nel riprodurre l’ennesimo”partito di opinione elettoralista” più volte sconfitto.
Ora la RdC per rafforzare il suo percorso dovrà promuovere e costruire “punti di forza”, esempi pratici di direzione e organizzazione autonoma da autentico “Partito d’Avanguardia con Linea di Massa”, perciò la RdC, dovrà individuare attraverso analisi ed inchiesta di classe, le aree “sociali e territoriali” di maggior conflitto sociale in cui e dare corpo ad una rete capillare collegata al “gruppo dirigente” ed alla “Organizzazione di Quadri” impegnando “militanti qualificati” allo scopo.
La RdC è, in questa fase, senza dubbio il soggetto più attrezzato come consistenza e qualità del Gruppo Dirigente sia pure ancora in formazione, ciò ne accresce la responsabilità politica nella ricostruzione di un nuovo “Soggetto Comunista Rivoluzionario”, con strumenti di formazione e comunicazione verso le masse organizzate nelle lotte.
Nel merito di “alcune questioni” di linea strategica e tattica :
La proposta strategica innovativa “Alba Euro-mediterranea” per realizzarsi implica una Linea per la conquista del Potere nei singoli “Stati Nazionali”, pertanto trova necessario riferimento alla questione cinese, sia come collocazione e relazioni in un mondo multipolare, anche in un prevedibile conflitto sociale e politico verso UE e NATO, che come questione teorica del “Potere Politico” che sarà necessariamente diversificata in ogni “singolo Stato Nazionale” con “caratteristiche specifiche proprie”
La “Questione Cinese” è quindi, proprio per le sue “caratteristiche particolari” contiene aspetti strategici che riguardano tutto il Movimento Comunista Internazionale compreso quello occidentale ed europeo
Come scritto nelle Tesi: “In altre parole è necessaria una sperimentazione nella realtà attuale della pianificazione economica come alternativa al dominio degli interessi privati e della competitività brutale sui mercati. Se la pianificazione ha avuto i suoi limiti, la brutale prevalenza degli interessi privati in ogni sfera sociale ha sicuramente prodotto disastri, rivelando non un errore ma una falla dell’intero sistema dominante”.
Nelle “Tesi” si afferma inoltre : “Il modello capitalista è in crisi. Un modello che nega prospettive a fasce sempre più ampie della popolazione, a cominciare da quelle giovanili. Intorno alla sfida politica lanciata dalla Cina sul piano internazionale si aprono per i comunisti possibilità inedite. Questa sfida ha posto e pone una questione teorica di non poco conto: in che misura un progetto di trasformazione sociale può temporaneamente utilizzare il Modo di Produzione Capitalista per determinare comunque modifiche socialiste? Rimane ad ogni modo valido che nella crisi egemonica degli USA a scapito di una possibile alternativa come quella cinese, si intravvede una inversione di rotta nel corso degli eventi, l’affermarsi di una necessità oggettiva, che rimette la storia nella giusta direzione di marcia dopo che si era provato a “gettare il bambino con l’acqua sporca”.
Si sottolinea appunto che si può “ temporaneamente utilizzare il Modo di Produzione Capitalista”…, ecco che ritorna la portata mondiale della via cinese, cogliendo il nucleo del problema come questione teorica nelle file della “Soggettività Comunista”.
E’ da aggiungere come esempio concreto, che la Cina durante la “pandemia” ha evidenziato che ampie quote di produzione di “valore d’uso” hanno avuto il netto sopravvento sulla produzione di “valore di scambio”. Pertanto identificare il modello cinese solo come dominanza del “Modo di Produzione Capitalista” sarebbe quanto meno riduttivo e ”inadeguato”, quindi necessitano ulteriori approfondimenti con analisi che sappiano cogliere con chiarezza materialistico dialettica le novità teoriche della “Via Cinese” anche nei suoi aspetti critici.
Vale in questo caso, quanto si è detto sull’aggiornamento alla situazione concreta attuale per il “Che Fare” sulla concezione del Partito, anche riguardo alla “questione Cina e PCC” si dovrà necessariamente operare una rilettura “L’Imperialismo” di Lenin…” adeguata alla situazione globale del presente e individuare dalla ”analisi concreta” la possibile rottura necessaria per la transizione verso il Socialismo del XXI° secolo”.
“Che cento fiori sboccino” ……
Nella realtà oggi serve una moderna politica dei “Cento Fiori” con politiche, metodi e strumenti di “aggregazione unitaria” necessaria anche con componenti “non marxiste”, ma tutto dovrà essere sempre finalizzato alla lotta politica rivoluzionaria per il Potere Politico come presuppone anche il progetto di “Alba Euro-Mediterranea” per aprire con ciò una via verso il “Socialismo del XXI secolo”.
Di P.a.P. nelle “Tesi” si tratta solo “indirettamente”, ma essendo centrale nell’azione politica della RdC che vi svolge un ruolo di primo piano, richiede qualche considerazione.
Il progetto PaP è da seguire “criticamente” nella sua evoluzione, ma almeno per ora, non sembra in grado di proporsi e crescere come un “organismo politico unitario” e con un programma d’azione aperto a soggetti politici e sociali diversi, ma esso presenta piuttosto le contraddizioni proprie di un contenitore-semi partitico (partito/movimento) costituito su un compromesso “ideologico” con aree culturali più propense al volontariato sociale fondato sulla “società civile”, che alla militanza fondata su basi di “classe”.
In conclusione
Ritengo che la RdC, proprio per il suo carattere politico-organizzativo finalizzato strategicamente, possa e debba porsi come compito essenziale, nel rapporto verso altre oganizzazioni comuniste ed anticapitaliste in Italia, di praticare il metodo di “lotta e critica marxista” (evitando i luoghi comuni mutuati dalla pubblicistica borghese), perseguendo con tenacia ogni possibile “unità d’azione sociale e politica” con tutti i soggetti radicati effettivamente a livello politico e sindacale, ferme restando chiare discriminanti politiche verso posizioni opportuniste incompatibili.
La posta in gioco è l’egemonia politico culturale verso i movimenti reali, mentre per l’unità dei comunisti, essa potrà nascere solo su basi leniniste non dogmatiche e né movimentiste, come si comincia prefigurare nel percorso avviato di “Organizzazione di Quadri con basi di Massa”