International Communist Press
ICP: Il Libano attraversa un periodo di crisi politica. Come descrive la situazione nel vostro paese?
Khalid Hadadi: Da oltre due anni il Libano attraversa una crisi senza precedenti nella sua storia. Ora il paese è senza un presidente. Venti mesi fa il parlamento è stato prorogato, ma non è in grado di funzionare. E ora la crisi di governo è iniziata anche a causa dalla mancata elezione del Presidente della Repubblica (1).
Il regime libanese, è un regime fondamentalista religioso da cui discendono tutte le istituzioni del paese, il presidente e tutti gli altri organismi. In questo modo si è aperta la strada alla borghesia per governare direttamente il Libano attraverso personaggi politici e varie forme di corruzione, conseguenza naturale di un regime fondamentalista. Non vi è alcun regime fondamentalista senza corruzione e questa situazione persisterà fintanto che vi sia la convergenza tra leader religiosi e borghesia al governo del paese. Il Libano è diventato un paese politicamente paralizzato. In breve possiamo dire che il nostro è un paese di gruppi politici che si combattono l’un l’altro sotto l’influenza di diversi paesi al di fuori del Libano.
Ora il Libano è una confederazione di gruppi religiosi. Ogni gruppo è legato a una istituzione: il presidente è nominato tra i cristiani, il governo dai sunniti e il parlamento dagli sciiti, ecc. Questa divisione, che noi chiamiamo “partizione” in Libano, si estende anche ai dipendenti pubblici dei ranghi più bassi, similmente alle istituzioni più alte, secondo la Costituzione libanese. Il 60 per cento circa dei dipendenti pubblici libanesi sono in pensione e solo il 40 per cento del totale sopporta l’intero carico di lavoro dal momento che è impossibile assumere nuove persone senza passare attraverso il sistema confessionale. Fino a quando proseguirà questo sistema religioso e confessionale ci sarà sempre la possibilità di guerre civili, in linea con le tensioni della regione.
Ora ci troviamo nel mezzo di diversi problemi. Il punto nodale è questo regime fondamentalista. Ci sono partiti politici libanesi che chiedono un cambiamento di questo regime, per spianare la strada alla democrazia, invece di un regime religioso, per la costruzione di uno Stato democratico e laico. Questo è anche il nostro obiettivo principale e manteniamo questa posizione da sempre. Noi affermiamo che l’attuale politica della partizione in Libano non è in grado di salvare il paese e porlo al riparo da ciò che sta accadendo nella regione. Pertanto, sosteniamo un regime democratico e laico, senza partizioni.
ICP: Hai menzionato le tensioni nella regione. Vorresti illustrare la posizione del LCP a riguardo?
KH: In primo luogo ci sono le minacce di Israele, che sta violando alcune parti del Libano con aerei e soldati. C’è sempre la minaccia di un’invasione israeliana sul Libano. L’altra minaccia è il terrorismo islamico, dell’ISIS e di al-Nusra. Il ministro degli affari interni ha dichiarato che una parte del Libano, il grande insediamento di Arsal al confine con la Siria, è occupato dai terroristi. Da quando, di recente, l’esercito siriano ha guadagnato vantaggio sui terroristi, soprattutto nei sobborghi di Damasco, i terroristi fuggono dai dintorni di Damasco e si riversano ai nostri confini. Questo è un pericolo reale, nel senso che i terroristi occupano zone del Libano per compensare le sconfitte nelle regioni liberate dall’esercito siriano. Hanno fondato un loro piccolo stato nel nord del Libano e in Ersal. Questa, è una minaccia reale per noi.
Abbiamo già lanciato un appello al popolo libanese perché sostenga l’esercito libanese nella difesa dei nostri confini. Ad oggi, l’esercito libanese ha fatto diversi sforzi, ma purtroppo è privo di un sostegno politico. Al momento, l’esercito libanese è l’unica forza non-settaria e unita in Libano. Il comandante in capo dell’esercito mi aveva detto che esistono solo due istituzioni unitarie in Libano: Il Partito Comunista e l’esercito libanese. Questo perché il PC libanese è composto da tutte le religioni e sette e può presentarsi tra tutte le persone del paese. Ciò non accade per gli altri partiti. Tutti gli altri partiti rappresentano una setta: ci sono partiti per gli sciiti, i sunniti, i drusi, i maroniti, i cristiani, ecc. Solo il PC del Libano si organizza in tutte le regioni e tra tutte le sette e religioni. Anche l’esercito libanese, fino ad ora, è unitario e temiamo che i politici libanesi e i capi delle sette cercheranno di dividerlo. Così è accaduto durante la guerra civile tra il 1975 e il 1990. Crediamo che un esercito libanese unificato e nazionale sia l’unica soluzione per difendere il paese. Come LCP abbiamo fatto appello alle persone di sostenere l’esercito libanese.
C’è un’altra questione: riguarda la promessa formulata ormai tre anni fa dall’Arabia Saudita di un aiuto finanziario all’esercito libanese. Recentemente l’Arabia ha rifiutato di dare qualsiasi cosa. Noi crediamo che sia un altro modo di dire: “Non vogliamo che l’esercito libanese vinca questa guerra”. Questo è naturalmente un sostegno diretto o indiretto ai terroristi islamici in Libano. Spero che non si trasformi in una sorta di guerra civile nel paese. Si tratta di una nuova minaccia che è iniziata quando il ministro della giustizia, pro-saudita, si è dimesso. E penso che questo sia l’inizio di un nuovo avvicinamento tra le forze di sicurezza e alcune sette in Libano. In particolare, i leader sunniti religiosi hanno lanciato appelli per sostenere l’Arabia Saudita contro Hezbollah e l’Iran. Pertanto, la tensione inizia a surriscaldarsi e prepara una guerra civile.
ICP: Tu hai partecipato alla riunione del gruppo di lavoro a Istanbul per il 18° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (IMCWP). Come procedono i lavori?
KH: Penso che ci siano molte discussioni interessanti per il futuro del coordinamento tra i partiti comunisti e operai in tutto il mondo. Credo che il Partito Comunista (Turchia) con gli altri partiti hanno fatto molti sforzi per la preparazione del 18° Incontro che si svolgerà in Vietnam. I partiti membri del gruppo di lavoro e gli altri partiti comunisti, in particolare il PC (Turchia), hanno fatto un buon lavoro per il coordinamento delle attività, come le campagne di solidarietà con Cuba, Venezuela, Palestina e ora con le attività iniziate a sostegno del popolo della Siria contro tutte le ingerenze esterne all’interno del paese, e in particolare le ultime minacce da parte della Turchia e dell’Arabia Saudita. Avevamo espresso la preoccupazione che queste interferenze presagiscono la possibilità di una divisione di fatto della Siria in due parti: una parte iraniana, con il regime [di Assad] e i suoi alleati Russia, Iran e Hezbollah; e un’altra parte, già sotto il controllo di ISIS, che sarà governata da Arabia Saudita e Turchia con il pretesto di una regione sunnita dell’Iraq e di Siria. Ma in effetti ciò che è più importante per gli Stati Uniti non è una regione irachena e siriana sunnita, ma una regione del petrolio.
Infine, mi auguro che il gruppo di lavoro prepari altrettanto bene le altre fasi, in particolare in termini di organizzazione, di rinnovamento della sua organizzazione interna, della sua relazione con gli altri partiti che prenderanno parte a questo Incontro. Penso che a breve vedremo qualche frutto.
Ndt
1. Dal 2014 il Libano è senza Presidente della Repubblica. Michel Suleiman ha infatti cessato il suo mandato il 25 maggio 2014 e da allora le forze politiche libanesi non sono in grado di accordarsi sul nome del successore. La mancata elezione del Presidente della Repubblica provoca l’immobilità dell’esecutivo poiché può legiferare solo all’unanimità.
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare