Richiesta respinta? Resistere e combattere!
Comunicato della Campagne unitaire pour la libération de Georges Abdallah
“Richiesta respinta”: questa è la decisione del Tribunale amministrativo pronunciata il 10 febbraio 2022 in risposta alla domanda presentata da Jean-Louis Chalanset per ingiungere al ministro dell’Interno francese di firmare l’ordine di espulsione che condiziona la liberazione di Georges Abdallah.
“Richiesta respinta”: due parole che illustrano ancora una volta la natura stessa dello Stato e la sua giustizia di classe.
“Richiesta respinta”: due parole taglienti per un nuovo rifiuto e una dimostrazione sferzante – ancora una volta – dell’attualità dell’analisi di Georges Abdallah quando ci ricorda che la lotta per la sua liberazione non può essere fatta sul terreno delle “argomentazioni giudiziarie” di una giustizia al servizio dei soli interessi del potere, ma piuttosto a livello delle istanze politiche – il vero luogo dove si decide il ruolo e il peso del procedimento giudiziario quando si tratta di prigionieri politici.
“Richiesta respinta”: due parole taglienti che ci ricordano violentemente che la strada verso la liberazione di Georges Abdallah è necessariamente lunga, piena di insidie per tutto ciò che Georges Abdallah stesso rappresenta: un indefettibile combattente antimperialista; una fiaccola di resistenza indomabile ad immagine della causa palestinese inesorabilmente attiva; un convinto anticapitalista sempre in prima linea al fianco dei popoli in lotta; un internazionalista decisamente antifascista.
“Richiesta respinta”: due parole taglienti per condannare, insieme alla richiesta di liberazione di Georges Abdallah, il simbolo stesso della resistenza condotta su tutti i fronti, senza rinnegamenti o tradimenti e senza alcuna resa.
“Richiesta respinta”: due parole taglienti in un momento in cui in tutto il mondo le contraddizioni si stanno certamente acuendo, ma anche la resistenza dei popoli, che ora entrano in uno scontro diretto con le autorità e rivendicano attraverso la rivolta ciò che è loro dovuto. Ed è in questo aspetto che va letto anche il rifiuto di non ordinare l’espulsione!
Georges Abdallah ha sempre indicato chiaramente la linea di condotta da seguire per quanto riguarda l’appoggio da dargli per la sua liberazione: “È sul terreno della lotta che possiamo e dobbiamo dare l’appoggio più significativo ai nostri compagni incarcerati”. E nel suo caso, come lui stesso dice molto chiaramente, “non basta che lo Stato libanese ‘esiga’ o piuttosto ‘chieda’ la mia liberazione, è anche necessario che il rapporto di forza realmente esistente possa far capire ai rappresentanti dell’imperialismo francese che la mia detenzione comincia a pesare più delle possibili minacce inerenti alla mia liberazione. Solo allora l’ordine di espulsione verso il Libano non sarà più opposto. Per questo, cari amici e compagni, la solidarietà più appropriata che si può dare a qualsiasi protagonista rivoluzionario imprigionato è quella che si sviluppa sempre più sul terreno della lotta contro il sistema di sfruttamento e dominio”. (Lannemezan, 19 ottobre 2019).
Molti dei sostenitori di Georges Abdallah occupano questo terreno di lotta: alcuni di loro da decenni, altri più recentemente; prima in Belgio, poi in Francia e ora a livello internazionale.
Contrariamente a ciò che si può leggere, attraverso certi media o siti male informati, il sostegno al nostro compagno Georges Abdallah si rafforza e si diffonde. Ci sono molte iniziative di collettivi e organizzazioni, per ricordare costantemente alla popolazione, ai poteri politici francesi e libanesi e ai guardiani di tali poteri questo affare di Stato: l’affare Georges Abdallah. Sempre più ampiamente, la mobilitazione per la liberazione del nostro compagno vede l’entrata nelle sue file di nuove forze vive che si informano, si mobilitano e si impegnano attivamente. L’ultima manifestazione di Lannemezan è una forte illustrazione di questo balzo in avanti, ma ci sono molti altri segnali di questa amplificazione, con nuovi gruppi di sostegno creati, iniziative incessanti ai quattro angoli della Francia e del mondo, forze sempre più attive, uno spettro politico di solidarietà più ampio ed informazioni meglio trasmesse dai media – per non parlare dell’effervescenza delle reti sociali. Così, solo per le date del 27 gennaio e del 10 febbraio 2022, mentre la Campagna unitaria aveva lanciato un appello a mobilitarsi – parallelamente alle manifestazioni organizzate davanti al Tribunale amministrativo di Parigi – ovunque in Francia e a livello internazionale davanti alle autorità dello Stato francese, abbiamo visto azioni organizzate tempestivamente ad Annecy, Avignone, Bordeaux, Lione, Saint-Etienne, Tarbes, Tolosa, Ankara, Beirut, Buenos Aires, Gabes, Tunisi, con in alcuni casi una forte presenza giornalistica.
Certo, spesso sentiamo dire qua e là, a volte anche nelle nostre stesse file, che non è abbastanza per andare avanti e che è necessario molto di più per ingiungere lo Stato – che è anche dimostrato, in un certo senso, da questa famosa “richiesta respinta”. Ma è chiaro che la mobilitazione con questa pluralità di sostegni, lungi dall’essere in ritirata o in stagnazione, aumenta di giorno in giorno a livello nazionale e internazionale.
Quindi, è vero che la richiesta è respinta; ma restiamo e resteremo mobilitati affinché, in attesa di trovare altre soluzioni (sul piano giudiziario con l’azione da intraprendere davanti alla Corte d’appello e poi davanti al Consiglio di Stato – o sulla base di altre proposte: la stessa relatrice pubblica non ha indicato, durante la sessione del 27 gennaio, che sperava che la situazione di Georges Abdallah “potesse evolvere in altri modi”), la pressione e i rapporti di forza aumenteranno e porteranno tutto il loro peso finché la diga non sarà rotta.
Richiesta respinta; ma noi continuiamo e continueremo a lottare fino alla vittoria, nella diversità delle nostre espressioni, oggi e domani, in ogni luogo, amplificando il movimento sempre di più e con la stessa determinazione e lo stesso ottimismo storico che animano Georges Abdallah dietro le sbarre.
Continuiamo e continueremo a lottare amplificando il movimento sul terreno della lotta ma anche rendendolo visibile in tutta la sua diversità perché quest’ultimo è l’espressione viva e visibile di questo crescente rapporto di forza che, poco a poco, passo dopo passo, si diffonde e contribuisce a mettere la liberazione di Georges Abdallah nell’agenda delle lotte, delle discussioni e dell’informazione.
“È insieme e solo insieme che vinceremo”: questo è il motto con cui Georges Abdallah sceglie di chiudere ogni sua dichiarazione. Questa formula non è e non deve rimanere solo parole. Con questa scelta, proclamata e ripetuta instancabilmente, il nostro compagno esprime una chiara scelta tattica. Contro l’oscurantismo circostante del nemico, ma anche contro gli ostacoli di ogni tipo all’interno del nostro stesso campo, amplifichiamo, sosteniamo e rilanciamo – dando credito a ciò che è dovuto – tutte le iniziative prese per far conoscere la lotta, la causa e la determinazione del nostro compagno, che siano condotte da pochi, da decine o da centinaia di compagni, a livello locale, regionale, nazionale o internazionale.
È infatti attraverso questa diversità, questa moltitudine e questa maglia tessuta giorno dopo giorno che la questione della liberazione del nostro compagno si gioca sul terreno della lotta, in questo “insieme e solo insieme” invocato da Georges Abdallah!
Le grida di liberazione di Georges Abdallah sono numerose e non possono essere riassunte in una sola voce al di là delle apparenze: ridurle a questo non può che contribuire a fare volontariamente o involontariamente il gioco del nemico riducendo il fiume della protesta a un semplice rivolo.
Che mille iniziative fioriscano per la liberazione di Georges Abdallah – dalle più modeste alle più condivise!
Che mille iniziative risuonino per rompere il silenzio assordante della condanna a vita imposta al nostro compagno!
E questo per la vittoria o la vittoria!
Parigi, 12 febbraio 2022