La Rete dei Comunisti e il Movimento per la Confederazione dei Comunisti, hanno elaborato un documento comune che viene proposto alla discussione di tutte le realtà organizzate o locali. E’ l’inizio di un percorso di approfondimento politico e teorico teso a ricostruire una ipotesi comunista nel nostro paese.
Contropiano Anno 8 n° 1 – 15 febbraio 2000
La Rete dei Comunisti e il Movimento per la Confederazione dei Comunisti, sono due due esperienze nate in questi ultimi due anni dalla crisi di Rifondazione Comunista e dall’incontro tra militanti e dirigenti fuoriusciti dal PRC con gruppi e militanti comunisti esterni al partito (nel nostro caso il Forum dei Comunisti animato in questi anni dalla redazione di Contropiano e da altri compagni).
Dopo una fase in cui valutazioni diverse sulle scelte organizzative, sulle forme della rappresentanza politica e sull’analisi del blocco sociale antagonista, hanno reso non sempre facile la discussione, negli ultimi mesi si è avviato un confronto positivo da cui è scaturito un primo documento comune ” Una proposta ai comunisti”.
Il capitalismo reale
Il documento sintetizza una analisi del capitalismo reale e dell’imperialismo che contiene significativi passi in avanti rispetto al repertorio ormai inadeguato della “sinistra”. L’individuazione dell’imperialismo europeo – e dentro di esso dell’imperialismo italiano – è senza dubbio una rottura importante con la sottovalutazione sistematica e fuorviante con cui in questi anni sono state analizzate le modificazioni intervenute nella struttura interna ed internazionale del polo capitalista – quello europeo – in cui come comunisti italiani dobbiamo agire politicamente.”La piena costruzione del polo imperialista europeo non è priva di ostacoli e contraddizioni interne” è scritto nel documento “Tuttavia la concorrenza intercapitalistica spinge con forza i gruppi dominanti del continente alla piena realizzazione dell’Unione Europea in tutti i suoi aspetti, come unico modo per poter competere con Stati Uniti e Giappone”. Partendo dall’aggressione contro la Jugoslavia, il documento individua anche la specificità italiana nel nuovo contesto “Da questa guerra l’imperialismo italiano, come realtà autonoma e come parte del Polo europeo, è uscito bene”.
I comunisti e le istituzioni
Il documento analizza poi il carattere autoritario che viene via via assumendo il regime che sta gestendo il passaggio alla Seconda Repubblica : “E’ un regime che ingloba entrambi i poli ed emargina ogni opposizione istituzionale. In secondo luogo esso si fonda su una ideologia pervasiva – quella del mercato- che tutto riesce a permeare proprio in quanto esterna e superiore ad entrambi gli schieramenti”. Da questa constatazione viene tratta una prima rilevante indicazione politica “Non esiste lotta al bipolarismo se non ci solloca intanto con chiarezza fuori di esso. Questa considerazione sarebbe banale se non contenesse il nodo fondamentale dell’attuale crisi del PRC…Il rapportarsi dei comunisti alle istituzioni” è scritto nel documento “fermo restando l’obiettivo rivoluzionario del loro abbattimento, non può non tener conto del loro modificarsi in relazione allo sviluppo delle forme produttive, dell’organizzazione del dominio di classe, delle forme concrete attraverso le quali si esercita l’egemonia della classe dominante sulla base dell’evolversi dei rapporti di forza tra le classi stesse”.
Blocco sociale e sindacato di classe
Ed è proprio per avere una valutazione reale di questi evoluzione dei rapporti di forza tra le classi che il documento invita a non guardare nostalgicamente al passato ma ” ad indagare le attuali contraddizioni, gli attuali processi di composizione e scomposizione, l’attuale strutturazione delle classi, gli attuali soggetti prodotti dall’odierna configurazione di classe…Questo significa che al primo posto va collocato il lavoro di ricerca e di elaborazione teorica” prosegue il documento “cioè la ridefinizione di un’ipotesi comunista adeguata ai tempi odierni che parta dall’alto della concezione del materialismo storico e che sappia reindividuare, come è stato fatto nel ‘900, i punti di rottura rivoluzionaria dell’attuale assetto sociale”.
Conseguentemente a questa analisi, il documento invita a non cadere più nella trappola della “dicotomia destra/sinistra” perchè oggi ” diventa una trappola indistinguibile dalla falsa alternativa del bipolarismo….Non si tratta di “ricostruire la sinistra” – questa c’è già ed ha il volto di D’Alema – bensì di ricostruire progetto comunista e la soggettività del blocco sociale anticapitalista”.
Prendendo in esame gli strumenti per ricostruire il conflitto di classe, il documento conferma come punto decisivo il nodo del sindacato di classe come “condizione imprenscindibile per ogni ragionamento credibile sulla riaggregazione del blocco sociale”. In tal senso i comunisti sostengono tutte le esperienze e i percorsi concreti tendenti a questa ricostruzione in un’ottica unitaria “consapevoli delle attuali diversità quanto delle pressanti esigenze imposte dal vuoto lasciato libero dal sindacalismo di regime….In questa direzione” precisa il documento “la forma associativa e quella consiliare possono procedere parallelamente ricercando un rapporto sinergico ed una costante verifica nella pratica sociale”.
Una proposta aggregativa per i comunisti
Il documento assume con molto realismo la “sproporzione tra i compiti e le forze” ma sottolinea proprio per questa ragione l’indispensabile avvio di un “processo aggregativo capace di indicare una via d’uscita alla falsa laternativa tra le formazioni istituzionali (PdCI e PRC) e le tante organizzazioni residuali tenute insieme dall’ideologia ma incapaci di misurarsi con i problemi politici e teorici dell’oggi”. La crisi dei partiti “di massa” e dei gruppi di “avanguardia” conferma l’impraticabilità di queste formule per chi vuole porsi l’obiettivo della “rinascita di un soggetto comunista inteso come lo strumento fondamentale della lotta al sistema e del suo rovesciamento”.
In questo senso, il Coordinamento proposto non si limiterà a istituzionalizzare la consultazione e l’interscambio (che del resto è già in atto) ma intende definire alcune regole organizzative e un progetto di confronto ben precisi.
Il programma di lavoro comune del Coordinamento prevede due livelli di lavoro : il piano teorico che comincerà ad affrontare questioni strategiche oggi decisive come la “questione dello Stato” e l’analisi dell’imperialismo; il piano politico e sociale sul quale approfondire il confronto sulle esperienze in corso a livello sociale, sindacale e politico per verificarne i risultati e le possibilità.
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Immagine in evidenza: People holding flags, Berlin, Germany
Autore dell’immagine: Moises Gonzalez, 2 maggio 2021
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