Spot-Video per la 3° assemblea nazionale della Rete dei Comunisti
Ben scavato vecchia talpa. Dalla crisi di civiltà del capitalismo una nuova opportunità per i comunisti. 3ª Assemblea nazionale della Rete dei Comunisti. Roma 2-3 aprile 2011
Ben scavato vecchia talpa. Dalla crisi di civiltà del capitalismo una nuova opportunità per i comunisti. 3ª Assemblea nazionale della Rete dei Comunisti. Roma 2-3 aprile 2011
[a cura di Pietro Basso] Forte di una ricchissima documentazione, questo libro presenta un’analisi critica a tutto tondo delle politiche di stato di inizio millennio nei confronti delle popolazioni e dei lavoratori immigrati negli Stati Uniti, in Europa e in Italia.
Campagne di stampa (e di stato) contro gli “islamici”, i latinos, i rom, i cinesi, i “clandestini”. Leggi speciali, prassi discriminatorie e arbitrarie che rendono maledettamente amara la vita delle genti immigrate e legittimano forme di sfruttamento brutali. Militarizzazione dei confini e proliferazione dei campi di detenzione per emigranti. Violenze di ogni genere sulle donne immigrate e (grottesca) querelle del velo.
[Giorgio Gattei in Ballando sul Titanic. Atti del convegno] Nel pieno della Grande Crisi del ‘29 Benito Mussolini s’era chiesto se si fosse in presenza di «una crisi ciclica nel sistema, e sarà risolta», oppure di «una crisi del sistema, ed allora siamo davanti ad un trapasso da un’epoca di civiltà ad un’altra». L’anno dopo aveva risposto che «la crisi è penetrata così profondamente nel sistema che è diventata una crisi del sistema. (Vivi applausi). Non è più un trauma, è una malattia costituzionale. Oggi possiamo affermare che il modo di produzione capitalistico è superato» Certamente esagerava il duce del Fascismo perché poi, come s’è visto, il capitalismo non s’è fatto per niente superare e ha perfino sconfitto l’antagonista sovietico.
[Guglielmo Carchedi in Ballando sul Titanic. Atti del convegno] La crisi scoppiata nel 2007 ha colto di sorpresa non solo la classe politica e istituzionale ma anche la totalità degli economisti ortodossi, che sono i fautori teorici più accesi delle politiche neo-liberali. Non avendo previsto la crisi, ora che è scoppiata, essi tentano ora di raccapezzarsi per cercare di spiegarne le origini. Questa incapacità non è dovuta necessariamente ai limiti intellettuali degli economisti ortodossi ma ai limiti inerenti alla teoria stessa. La causa di questa incapacità è il presunto comportamento degli agenti economici e cioè della domanda e dell’offerta.
[Luciano Vasapollo in Ballando sul Titanic. Atti del convegno] L’attuale crisi del capitale viene da lontano e mostra la sua strutturalità già dai primi anni ’70, con una tendenza al ristagno con forti e continue tensioni recessive, in parte attenuate da continui processi di ricomposizione della localizzazione dei centri di accumulazione mondiale del capitale, con una riduzione temporale dei cicli delle crisi finanziarie, che hanno evidenziato come le diverse forme di indebitamento crescente, interne ed esterne, pubblico e privato , abbiano di fatto in qualche modo garantito la sopravvivenza degli storici centri di accumulazione del capitale del Nord America e dell’Europa Occidentale.
[Maurizio Donato * in Ballando sul Titanic. Atti del convegno] La presente ondata di paranoia rigorista europea a proposito dei disavanzi pubblici dei paesi della zona euro è solo l’ultimo tentativo di affrontare la crisi sistemica del capitale isolando un elemento (in questo caso si tratta del debito pubblico) senza comprendere le interconnessioni tra i diversi attori del sistema. Come ha notato recentemente Martin Wolf [1] , si stanno giocando in questo periodo diverse partite, una interna al settore finanziario, un’altra tra il settore finanziario e il resto dell’economia, la terza tra il settore finanziario e gli Stati, l’ultima tra Stati.
[Vladimiro Giacché in Ballando sul Titanic. Atti del convegno] Gli anni dal 1980 al 2007 sono stati caratterizzati da un’espansione senza precedenti delle attività finanziarie. Questa espansione ha improntato di sé il trentennio liberista a livello mondiale. In almeno quattro direzioni: 1) Consentendo di forzare gli argini frapposti dai confini degli Stati-Nazione all’espansione del capitale, 2) mantenendo alti i consumi del mondo occidentale a dispetto di un costante calo dei redditi da lavoro, 3) permettendo a interi settori in situazione di cronica sovrapproduzione di restare in vita, 4) e infine fornendo, con la speculazione, una comoda e redditizia valvola di sfogo a capitali che stentavano a trovare adeguata valorizzazione nel settore industriale.
Dieci domande sul sionismo – Atti del convegno tenuto a Roma il 28-29 novembre 2009. “Perché dovremmo occuparci del sionismo? Il sionismo è storia, pura ideologia, e dobbiamo concentrarci sulla vera realtà politica, non sulle ideologie”. Frasi del genere non sono inusuali nel movimento di solidarietà alla Palestina, e necessitano di una risposta, perché il sionismo non è né pura ideologia, né una questione del passato, ma un movimento politico esistente, incarnato dallo Stato di Israele e dalla sua politica.Senza una chiara analisi sulla natura del sionismo, non si può capire il fallimento del “processo di pace” e il suo sistematico sabotaggio da parte dello Stato di Israele.
[Partito Comunista Danese in Contropiano Anno 18 n° 1 – 16 febbraio 2010] Prima del capitalismo l’ignoranza e il bisogno di sfruttare la natura per la propria sopravvivenza ha distrutto l’ambiente, con il sovra pascolo e i conseguenti problemi di erosione. Oggi, ci troviamo ad essere vittime di un’enorme intensificazione dei problemi ambientali, soprattutto con l’avanzare della crisi climatica e i problemi di inquinamento, senza dubbio connessi allo sviluppo del sistema capitalistico globale. Il profitto regola e guida le attività umane e ha portato ad uno squilibrio dei sistemi naturali, minacciando la loro produttività e conservazione, la loro identità e la loro capacità di sfamare il mondo intero.
[Contropiano Anno 18 n° 1 – 16 febbraio 2010] La mancanza di equilibrio è un elemento fondamentale nel funzionamento dell’economia capitalista; eppure, questa evidenza elementare è sistematicamente occultata dalle agenzie convenzionali d’osservazione, vale a dire, in sintesi, dall’informazione dominata dal pensiero prevalente. Ecco i fatti: lo scorso quattro gennaio, Enel Green Power, Sharp e ST Microelectronics hanno firmato un accordo finalizzato alla realizzazione della più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici in Italia. La fabbrica sorgerà in un impianto industriale già esistente, lo stabilimento M6, la cui costruzione è stata completata nel 2004 nella zona industriale di Catania.